E' un quadro a "tinte fosche" quello che emerge dai dati del rapporto annuale dell'Istat, presentato dal Presidente dell'ente, Enrico Giovannini, a Montecitorio, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di numerosi esponenti del Governo. Nell'indagine, in cinque volumi, l'Istat fotografa la situazione del sistema Italia (economia, lavoro, imprese, famiglie) inquadrandola nel contesto europeo della recessione peggiore dal secondo dopoguerra. L'Italia, secondo il rapporto Istat, si presenta come un Paese "vulnerabile" che ha pagato la crisi in termini di crescita, di occupazione e di produttività delle imprese. Rispetto ad altri partner europei, tuttavia, sottolinea il Presidente Giovannini, " la ricchezza di cui dispongono le famiglie, un tessuto produttivo robusto e flessibile, l'ampio ricorso alla cassa integrazione
, il rigore nella gestione del bilancio pubblico, le reti di aiuto informale sono gli elementi che spiegano perché la caduta del reddito prodotto, la più forte tra i grandi paesi industrializzati, non si è trasformata in una crisi sociale di ampie dimensioni". La crisi ha acuito le difficoltà del nostro Paese che cresce ad un andamento del tutto insufficiente, non consentendo una ripresa occupazionale e della produttività tale da alleviare i disagi sociali della crisi stessa. A pagare maggiormente tale congiuntura negativa, secondo l'Istat, sono maggiormente i giovani e le donne, categorie sempre più a rischio e destinate, per molti versi, ad una inattività prolungata sfiancante e "emarginante". Quale soluzione auspicabile? "La coesione di intenti- dichiara Giannini- la chiarezza degli obiettivi, la mobilitazione dell'opinione pubblica e della società civile sono condizioni necessarie, ancorché non sufficienti, per affrontare i nodi esistenti e moltiplicare gli effetti benefici di decisioni coordinate." Un chiaro messaggio alle classi dirigenti della società (politiche ed economiche): scelte condivise e clima costruttivo!

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