L'utilizzo del'auto di servizio in croce rossa per uso personale costituisce reato anche se il suo utilizzo è stato autorizzato. E il divieto vale anche per i dirigenti. Lo sottolinea la Corte di Cassazione (sentenza n. 39347/2010 della Sesta sezione penale) che ha confermato una condanna per peculato inflitta al presidente di una sezione femminile della CRI. I dipendenti della Croce Rossa, spiega la Corte, sono "incaricati di pubblico servizio" e, per questo, non possono utilizzare i mezzi aziendali a fini privati. L'imputata si era rivolta alla Suprema Corte, dopo la condanna della Corte d'appello di Milano, per sostenere che l'uso delle vetture aziendali era stato "autorizzato dai rispettivi responsabili" e che "si era trattato di un uso solo momentaneo dei veicoli". Respingendo il ricorso la Corte ha sottolineato che i giudici di merito hanno "motivatamente riconosciuto il carattere di peculato d'uso" punito dall'art. 314 c.p.. Alla donna sono state concesse le attenuanti generiche "in relazione alla ritenuta particolare tenuita' dei fatti e del relativo danno patrimoniale".

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