La bicicletta, questa sconosciuta per il Codice della Strada. Mi sorprendo sempre quando vedo delle piste ciclabili: l'Italia non ha mai avuto cultura ciclistica anche quando aveva corridori leggendari, tipo Binda, Coppi, Bartali, De Filippis, Adorni, Gimondi, Bitossi, Moser, Pantani: "vai Girardengo vai grande campione, nessuno ti insegue su quello stradone" i fantasmagorici versi della canzone di Francesco DE GREGORI "Il bandito e il campione", titolo dell'omonimo album del 1990 dedicato a Costante Girardengo. I campioni del ciclismo, gente semplice, schietta, anche intelligentissima come Maurizio FONDRIEST, che ricordo a casa sua, a Cles, in Val di Non, ultima casa in fondo alla strada, mentre conversava al telefono in quattro lingue diverse e la mamma mi versava il succo di pompelmo: amicizia vera nata prima che diventasse campione del mondo, nel 1988 a Renaix. Eppoi mi riaccompagnano verso il mio albergo. Quesitario intorno alla bici: in bicicletta dobbiamo mettere il CASCO? No, al Senato era stato previsto prima l'obbligo per tutti (giustissimo!), poi soltanto per i ragazzini sotto i quattordici anni, infine per nessuno. All'italiana.
Come se cadere in terra e battere il capo sia roba da moto. L'apparente giustificazione per l'occasione mancata di rendere obbligatorio il casco è stata: per andare in bici non ho bisogno di un documento, ma se qualcuno delle Forze dell'Ordine mi ferma dovrò pur declinare i miei dati. Se in bici causo o concorro a causare un sinistro dovrò qualificarmi o sono un alieno? Attenzione ad indossare il GIUBBETTO RIFLETTENTE, di colore giallo od arancione, il medesimo che dal 2004 abbiamo l'obbligo di custodire in auto e mettere indosso in ipotesi di sosta al fianco della strada. Qualcuno crede che in macchina ci stia per quando piove, così possiamo utilizzarlo a mo' d'ombrello per andare al bar. L'obbligo di indossare il giubbetto riflettente scatterà entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della Legge n°120 del 29 luglio 2010: va tenuto indosso di sera e di notte quando si pedala fuori città e sempre in galleria.
Sono valide pure le BRETELLE retroriflettenti ad alta visibilità munite delle caratteristiche stabilite con decreto del Ministero Trasporti di data 30.12.2003. PARCHEGGIO: il Senato aveva introdotto la facoltà di lasciare la bici in sosta sul marciapiedi purché nelle adiacenze mancassero rastrelliere e la bici non arrecasse intralcio a pedoni e disabili. La norma alla fine è rientrata e, con un colpo di penna, è stata cancellata. Permane il divieto anche per le isole pedonali. MARCIAPIEDE: è riservato ai pedoni; posso circolarvi in bici soltanto se esistono delle strisce che delimitino la carreggiata riservata ai velocipedi. Rischio una multa da €38,00 ad €155,00. CONTROMANO: vietato, a meno che il Comune non abbia disciplinato altrimenti la circolazione, sezionando in due parti la strada, quella principale riservata al senso unico e quella meno larga ai ciclisti. PUNTI-PATENTE: il ciclista non rischia più di perderli. Introdotta con il precedente pacchetto sicurezza di un anno fa, ci si rese subito conto che la norma era paradossale perché sanzionava in maniera diseguale chi aveva la patente e chi non l'aveva.
Peraltro, Studio Cataldi aveva anticipato la novità, invero opportuna, con la news dell'8 maggio 2010. In conclusione, il ciclista esce definitivamente dall'orbita di punibilità contemplata a mente dell'Art. 126-bis CdS. Di certo, in uno stato democratico chi abbia visto tagliato per violazioni cicilistiche il proprio parco-punti dovrebbe vedersi restituito il maltolto, in applicazione analogica di una sorta di abolitio criminis di stampo penalistico. Quel che accadrà in pratica agli interessati (mi auguro pochissimi) sarebbe interessante riferirlo ai recapiti del Portale. Non è da escludere che con il Direttore si possa caldeggiare una petizione al Ministro competente affinché tutti coloro che sono stati sanzionati in bici, riabbiano automaticamente, d'ufficio, il loro originario punteggio.
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