Con la sentenza n. 6965 depositata il 23 marzo 2010, la Corte di Cassazione ha stabilito che è legittimo il licenziamento per giusta causa del dipendente che, in possesso di una carta di credito aziendale, la utilizzi per proprie spese personali. Su ricorso proposto dal direttore generale di una azienda che aveva speso migliaia di euro con la Carte di credito aziendale, la sezione lavoro del Palazzaccio ha stabilito che "la disponibilità della Carta era riservata solo per le spese aziendali, non per quelle personali" pertanto "non ha dunque errato la sentenza
impugnata nell'affermare che si trattava di inadempimento ad un obbligo che presupponeva la massima correttezza da parte del beneficiario". Anche volendo escludere il reato di appropriazione indebita - continua la Corte - "emergeva un comportamento ripetutamente irregolare da parte del dipendente, posto in essere in violazione del patto, secondo cui la disponibilità della carta era riservata solo per le spese aziendali, non per quelle personali". Infine, la facoltà di compensazione dei prelievi, addotta dal dipendete come rimedio alla violazione è "irrilevante" in quanto "la pattuizione non consentiva alcun tipo di compensazione, dovendo i prelievi essere circoscritti alle spese inerenti alla prestazione lavorativa".

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