Occupandosi del caso di un pubblico ministero ammonito dal CSM per essersi occupato del caso di un minorenne con negligenza grave e inescusabile, le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione hanno messo un freno ai comportamenti anarchici di alcune toghe. In particolare hanno evidenziato che "l'interpretazione delle norme non puo' costituire un alibi" da parte dei magistrati "per tenere comportamenti anarchici". I magistrati, in sostanza, sono liberi di interpretare le norme di diritto, ma devono farlo "nel rispetto dei ruoli e dell'organizzazione dell'ufficio di appartenenza, oltre che delle piu' elementari regole di procedura, che servono a garantire una gestione trasparente del ruolo di ciascuno senza invasioni di campo". Gli Ermellini hanno così confermato una sanzione disciplinare dell'ammonimento per la violazione del "dovere di esercitare le fuzioni con imparzialita', diligenza ed equilibrio nel rispetto della dignita' delle persone", inflitta al pm, incolpato "di avere adottato, nel giorno di Natale del 2006, un provvedimento abnorme con il quale ordinava ai carabinieri del pronto intervento di recarsi immediatamente presso l'abitazione della madre di due minorenni di 11 e 10 anni, e di prelevare forzosamente gli stessi consegnandoli al padre". Si tratta, spiegano i giudici della Corte, di una iniziativa che assunta "al di fuori di qualsiasi potere attribuito dalla legge al pm e nonostante la pendenza presso il Tribunale per i minorenni di un regolare procedimento nel corso del quale il giudice aveva disposto l'affidamento dei minori al servizio sociale".

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