La Corte Costituzionale ha detto no alle toghe schierate politicamente. Ferma restando la libertà di avere un propria idea politica resta il divieto per le toghe di iscriversi a partiti politici e movimenti. Il divieto è stato riaffermato in una sentenza in cui la Consulta ricorda altresì che nell'assumere degli incarichi i magistrati, anche se fuori ruolo, non devono apparire "organicamente schierati". Oggi sta di fatto che sono molte le toghe fuori ruolo che ricoprono funzioni certamente non apolitiche. Secondo la sezione disciplinare del CSM, il divieto di iscriversi a partiti politici contrasterebbe con la Cotituzione che riconosce a ogni cittadino di associarsi liberamente in partiti e la possibilita' per un magistrato, purche' fuori ruolo, di candidarsi alle elezioni. Di diverso avviso la Consulta che sottolinea come ai magistrati è fatto divieto non solo di iscriversi formalmente ai partiti ma è anche precluso l'organico schieramento con una delle parti politiche. In entrambi i casi si rischia di condizionare l'esercizio indipendente ed imparziale delle funzioni della magistratura
compromettendone l'immagine. In sostanza i Magistrati "per dettato costituzionale (artt. 101, secondo comma, e 104, primo comma, Cost.), debbono essere imparziali e indipendenti e tali valori vanno tutelati non solo con specifico riferimento al concreto esercizio delle funzioni giudiziarie, ma anche come regola deontologica da osservarsi in ogni comportamento al fine di evitare che possa fondatamente dubitarsi della loro indipendenza ed imparzialita'".
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