I danni provocati dal terremoto che si è abbattuto sulla città dell'Aquila e nei paesi vicini graveranno solo per una minima parte sulle assicurazioni italiane. Si stima che il sisma abbia provocato danni per circa 2-3 miliardi di euro di cui solo 300 milioni saranno versati dai gruppi assicurativi. Si tratta infatti di eventi catastrofici per i quali le polizze hanno margini di intervento molto limitati. Le perdite assicurate (spiega Guillermo Franco, senior engineer di AIR Worldwide, societa' che si occupa di modelli di rischio da catastrofi) saranno contenute data la bassa penetrazione delle assicurazioni su terremoti nella regione. Le stime dei danni, ha spiegato l'esperto, includono le perdite relative a edifici residenziali, commerciali e industriali e cio' che contenevano, ma non comprendono le perdite dovute all'interruzione delle attivita' delle aziende per il terremoto.
"I danni alle proprieta' commerciali - spiega Guillermo Franco - saranno probabilmente i principali fra le perdite assicurate, dato che una piu' alta proporzione di aziende" tende ad assicurarsi su questo rischio. In realta', i costi per le assicurazioni saranno contenuti anche perche' il sistema di copertura dei grandi danni adottato in Italia attribuisce allo Stato il ruolo di distribuzione degli aiuti economici e logistici nelle zone colpite e alle persone in difficolta'. Negli ultimi 10 anni, secondo una stima dell'Ocse, lo Stato italiano ha pagato danni per 35 miliardi di euro. Sia l'Isvap sia l'Ania hanno chiesto una riforma del modello assicurativo in modo da non far gravare solo sullo Stato il peso dei danni causati dal terremoto. In sostanza si vogliono favorire le ricostruzioni con un sistema di polizze antiterremoti. Nel caso in cui si dovesse mettere mano ad una riforma di questo tipo si ridurrebbero gli oneri a carico dello Stato per non meno di 3,5 miliardi in media ogni anno.

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