Il Decreto Legislativo n. 116 dello scorso 30 maggio (pubblicato in G.U. n. 155 dello scorso 4 luglio) ha recepito la direttiva 2006/7/CE sulla gestione delle acque di superfici (luoghi di balneazione, escluse le piscine, le terme, le acque confinate soggette a trattamento o utilizzate a fini terapeutici, oltre che le acque confinate separate artificialmente dalle acque superficiali o sotterranee) e ha abrogato la precedente direttiva 76/160/CE in materia di acque balenabili.
Tra le novità introdotte dal provvedimento evidenziamo il fatto che sono stati ridotti i criteri di valutazione delle acque . Nella nuova direttiva, infatti, sono indicati due soli parametri di analisi (enterococchi intestinali ed escherischia coli) contro i diciannove di quella precedente.
I monitoraggi dovranno quindi essere posti in essere attraverso l'utilizzo di questi due parametri dai quali, pertanto, dipenderanno anche la classificazione e la gestione della qualità delle acque di balneazione.
Il decreto, che individuato le competenze statali, regionali e comunali in tale ambito, ha stabilito che, a seguito del monitoraggio e dell'elaborazione dei dati, entro la stagione balneare del 2015, le Regioni e le Province autonome dovranno classificare le acque di loro competenza, indicandone la qualità come 'scarsa', 'sufficiente', 'buona' ed 'eccellente' e che, entro la fine della medesima stagione balneare, tutte le acque di balneazione dovranno fregiarsi almeno dell'appellativo di 'sufficienti'.
Pertanto, per le acque definite 'scarse' sono state previste, oltre al divieto di balneazione, anche altre misure tra le quali l'individuazione delle cause e delle ragioni del mancato raggiungimento dello status qualitativo di 'sufficiente' e l'attuazione di adeguate misure per impedire o quantomeno ridurre od eliminare le cause di inquinamento.

Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: