Il lavoratore che subisce un'aggressione e/o una rapina in occasione dell'attività lavorativa può pretendere il riconoscimento dell'infortunio in itinere.
Lo ha stabilito la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione (Sent. 3776/08) che ha precisato che "la rapina nel corso dell'iter del lavoratore della moto, quale strumento necessario per l'iter stesso, nelle condizioni che danno luogo a tutela dell'infortunio in itinere, costituisce evento protetto".
Gli Ermellini hanno infatti evidenzato che la giurisprudenza sul punto si è evoluta ed è giunta a ricomprendere nell'infortunio in itinere, anche quegli eventi (es. aggressioni, rapine ecc.) che i lavoratori possano subire in occasione del lavoro e quindi anche in sede di percorrenza del tragitto per tornare a casa.
Secondo la Corte, l'occasione di lavoro "implica la rilevanza di ogni esposizione a rischio ricollegabile allo svolgimento dell'attività lavorativa in modo diretto o indiretto, con il solo limite del rischio elettivo […] o della totale estraneità del rischio - che non si richiede essere tipico o normale - all'attività lavorativa".
Aggiunge la Corte che "il possesso di un bene patrimoniale, quale strumento necessario attraverso il quale si realizza l'iter protetto, suscettibile di essere oggetto di rapina, costituisce il criterio di collegamento con l'iter che rende l'evento in questione tutelabile".
Con questa decisione gli Ermellini hanno accolto il ricorso di un lavoratore che, tornando a casa con la sua moto dopo il lavoro (a causa dello sciopero dei mezzi pubblici), era stato aggredito e rapinato della moto da alcuni malviventi.

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