I dipendenti pubbblici che svolgono mansioni superiori a quelle attinenti al prorpio incarico hanno diritto ad una retribuzione maggiore. E' quanto scrivono a chiare note le Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Secondo la Corte in tali casi la retribuzione deve essere "proporzionata e sufficente" rispetto all'incarico ricoperto. E' statao così respinto un ricorso della Regione Umbria che si era opposta al riconoscimento di due livelli avanzati di un proprio dipendente che per alcuni anni aveva ricoperto incarichi superiori rispetto alle normali mansioni. Il dipendente aveva così rivendicato un trattamento economico maggiore. I Giudici della Corte hanno ora chiarito che "in materia di pubblico impiego, l'impiegato cui sono state assegnate, al di fuori dei casi consentiti, mansioni superiori, anche corrispondenti ad una qualifica di due livelli superiori a quella di inquadramento, ha diritto ad una retribuzione proporzionata e sufficiente" in base all'art. 36 della Costituzione. Tale norma si legge nella sentenza
"deve trovare integrale applicazione, senza sbarramenti temporali di alcun genere, pure nel settore del pubblico impiegi provatizzato, sempre che le superiori mansioni assegnate siano state svolte, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, nella loro pienezza, e sempre che in relazione all'attivita' spiegata siano stati esercitati i poteri ed assunte le responsabilita' correlate a dette superiori mansioni".

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