Puo' costare caro all'infermiere rifiutarsi di pulire un paziente. Lo sottolinea la Cassazione in una sentenza della Sesta sezione penale (la numero 39486) con la quale e' stata confermata la condanna a sei mesi di reclusione, sospesa con la condizionale, a Maria C., infermiera generica presso l'ospedale di Mazzarino, per essersi rifiutata di effettuare le operazioni di pulizia ad un degente sottoposto ad intervento di resezione colica. La Suprema Corte, che respingendo il ricorso dell'infermiera le ha inoltre confermato l'interdizione
dai pubblici uffici per un anno oltre al risarcimento danni della parte offesa, ha sottolineato che 'non e' dubbio che le operazioni di pulizia del paziente rientrano nelle tipiche mansioni degli infermieri generici' e dunque non serve che 'la prescrizione del medico avvenga necessariamente di volta in volta per ogni intervento da effettuarsi sul paziente'. L'infermiera era gia' stata condannata dal Tribunale di Gela e dalla Corte d'appello di Caltanissetta, dicembre 2005, perche' 'indebitamente rifiutava di effettuare le operazioni di pulizia suil degente Giovanni B. il cui letto e le parti intime erano imbrattate con le feci fuoriuscite dalla sacca di contenimento'. Invano l'infermiera si e' rivolta alla Suprema Corte sostenendo che non era intervenuta perche' provava vergogna per la differenza di sesso. La Cassazione ha ribadito che l'operazione di pulizia 'doveva essere compiuta senza ritardo'.

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