Daniela Stuto, la studentessa accusata ingiustamente di avere avvelenato l'amica a Roma il 22 febbraio del 2000, incarcerata e poi assolta con formula piena, non ha diritto al maxi risarcimento richiesto per la ingiusta detenzione. Lo ha sancito la Quarta sezione penale della Cassazione- sentenza 32719- che ha confermato che come riparazione per l'ingiusta carcerazione della ragazza possono bastare 52.100 euro e non gli oltre 500 mila euro da lei richiesti. Daniela venne arrestata e rinchiusa nel carcere di Rebibbia con l'accusa di avere ucciso con una dose di cianuro la ragazza con la quale abitava, Francesca Moretti. Fece un giorno di galera l'8 gennaio del 2001 e rimase agli arresti domiciliari
fino al 10 aprile dell'anno successivo. Un'accusa pesante dalla quale venne assolta dalla Corte d'Assise di Roma. Ma la Suprema Corte, che ha respinto il ricorso di Daniela Stuto, ha ritenuto che la Corte territoriale giustamente le abbia riconosciuto una somma minore di quella da lei richiesta per la 'brevissima detenzione carceraria e per quella, ben piu' lunga, ma indubbiamente meno afflittiva, agli arresti domiciliari'. Inoltre, legittimamente la Corte di merito, dice sempre la Cassazione, ha 'escluso un ritardo ulteriore negli studi della giovane rimasta per tutto il tempo di detenzione agli arresti domiciliari ad eccezione del primo giorno'. E ancora 'non e' stata dimostrata la connessione della ingiusta detenzione con danni alla salute'. Daniela e' stata anche condannata a pagare le spese processuali e non sara' risarcita delle 'spese sostenute per la difesa nel procedimento conclusosi con l'assoluzione'.

Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: