"Un comportamento altrimenti sanzionabile anche con il licenziamento non è più tale quando costituisca una reazione ad un comportamento provocatorio di un altro soggetto." E' il principio recentemente affermato dalla Corte di Cassazione (Sent. 12438/2006) che ha ritenuto non valido il licenziamento disciplinare irrogato ad un lavoratore per aver risposto "a male parole" al proprio superiore dal quale era stato a sua volta precedentemente offeso con "un'espressione lesiva della sua dignità e della sua personalità morale".

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