L'ufficio? E' 'luogo di privata dimora' come la casa dove non si puo' essere spiati. Lo dice la Corte di Cassazione in una sentenza nella quale stila l'elenco dei luoghi nei quali si puo' essere controllati senza ledere la privacy dei dipendenti e quelli dove, invece, l'occhio del 'grande fratello' deve rimanere fuori. La Sesta sezione penale, nella sentenza 11654, scrive che 'luogo di privata dimora e' in primo luogo l'abitazione, come quello in cui la persona svolge le sue funzioni essenziali di vita e di relazione e, quindi, - sottolinea la Suprema Corte - tutti quei luoghi che assolvono a funzioni analoghe, lavorative, professionali o di altra natura, come lo studio, lo svago, con carattere di stabilita', in modo da giustificare la medesima tutela costituzionalmente garantita'. Ad indurre la Cassazione a mettere nero su bianco l'elenco dei luoghi dove e' possibile essere controllati, il caso di un dipendente di un ufficio postale della provincia di Reggio Calabria, V.S., nei confronti del quale era stata emessa la misura della custodia cautelare
in carcere per una serie di attivita' illecite (peculato, violazione di corrispondenza) venute a galla grazie ad un sistema di telecamere audiovisive piazzate nei bagni dalla polizia postale. Invano il dipendente delle poste si e' opposto in Cassazione sostenendo, tra l'altro, che era stata violata la sua privacy e che il bagno doveva essere considerato luogo 'privato'.

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