Si puo' dare del 'buono a nulla' sul posto di lavoro. Il via libera lo da' la Corte di Cassazione che evidenzia come l'accusa di 'inettitudine' al lavoro non sia ingiuriosa se usata per sottolineare un errore commesso dal dipendente. Anzi, l'espressione usata per censurare 'l'errore e la trasgressione realizzata', dice la Suprema Corte, 'non sconfina nell'insulto' ma puo' servire di sprone ad una 'maggiore efficienza del servizio'. L'occasione per affermare questo principio, alla Quinta sezione penale e' stato offerto dal caso di una dipendente dell'ufficio postale di Venosa, Filomena C., 54 anni, alla quale, per avere sostituito un collega in un altro sportello abbandonando il suo compito, il direttore dell'ufficio aveva rivolto 'accuse di negligenza ed imperizia con un comportamento ingiurioso - si legge nella sentenza
9361/06 - consistito nello scaraventare a terra con violenza alcuni pesanti pacchi postali e nel gridare al suo indirizzo le frasi: 'vado a mettere proprio te', a significare l'inettitudine della dipendente e 'non sei all'altezza di svolgere il tuo lavoro, non andare ad aiutare gli altri'. Il fatto, accaduto nel giugno del '99, e' finito davanti al giudice nell'aprile del 2004 quando il Tribunale di Melfi condannava per ingiuria il direttore dell'ufficio postale, Alfredo C., a 60 euro di multa e a risarcire con mille euro la dipendente alla quale aveva dato della 'buona a nulla'.

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