Il cosiddetto "giacimento di Pil potenziale" del lavoro femminile secondo gli studi farebbe aumentare il Pil mondiale ma la situazione attuale mostra condizioni difficili di inserimento

di Gabriella Lax - Il lavoro delle donne farebbe aumentare il Pil mondiale. Anni di studi sul tema continuano a dimostrare questo assioma che però incontra tante difficoltà nella base della sua realizzazione ovvero nel consentire al maggior numero di donne possibile di lavorare.

Nel nostro Paese, il tema è caldo già da qualche anno: che l'aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro possa essere uno strumento di crescita del Pil e del benessere collettivo non è solo una convinzione di molti. Un maggior numero di donne immesso nel mercato del lavoro potrebbero avere un impatto positivo sul nostro Pil, non solo facendo crescere la forza lavoro, ma per i livelli di produttività elevati che avrebbero le nuove occupate. Già dal 2011, questa risorsa era soprannominata «giacimento di Pil potenziale» ossia la quota di crescita in più che l'Italia potrebbe esprimere e che viene invece abbandonata in una «miniera nazionale» di risorse e di stimoli mai davvero sfruttata. Si trattava di uno studio presentato da Bankitalia secondo il quale se il Paese avesse raggiunto il traguardo stabilito dal Trattato di Lisbona, con l'occupazione femminile al 60 per cento, il Pil sarebbe aumentato del 7%.

Le difficili condizioni d'inserimento delle donne nel mondo del lavoro

Se si guarda la situazione attuale però le donne sono sottoccupate rispetto agli uomini. Una differenza che, a livello del pianeta, arriva al 27%. Non solo sono disoccupate in maggior numero ma sono anche pagate meno. Come riporta Italia Oggi, una riduzione dello scarto del tasso di occupazione entro il 2025 consentirebbe un introito di circa 5.800 miliardi di dollari nell'economia mondiale. Non calcolando l'ulteriore contributo alla crescita dato da dalla manodopera supplementare con quasi 204 milioni di donne. Dunque un aumento del gettito fiscale pari a 1.500 miliardi l'aumento del gettito fiscale. A fronte di un incremento del numero di donne al lavoro dovrebbe esserci un migliore equilibrio tra vita privata e vita professionale, considerando i carichi familiari delle donne e, soprattutto, delle mamme.

La situazione in Italia

A parità di produttività tra uomo e donna, in relazione all'analisi sulla distribuzione delle occupate per settore, la ricchezza prodotta dalle lavoratrici italiane è pari al 41,6% del Pil

, dunque 614,2 miliardi di euro. Di questi numeri più del 70% di "Pil al femminile" riguarda il settore dei servizi, col 63% delle lavoratrici. A seguire manifattura (11,5%) e commercio (11,3%). L'incidenza del "Pil femminile" rispetto a quello maschile, suddivisa in settori, le percentuali maggiori riguardano alberghi e ristoranti (51,4%), seguiti da servizi (49,6%) e commercio (41,3%). Ma elevato il numero delle lavoratrici potenziali ossia più di 4,3 milioni le: all'interno del bacino delle casalinghe italiane, 7,3 milioni nel 2016 secondo l'Istat. Di queste, il 60% rientra nella classe d'età 15-64 anni e quindi nella forza lavoro.


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