Per la Suprema Corte, il porto del coltello Kirpan non si giustifica per il credo religioso, come invece pretenderebbe un cittadino indiano
Avv. Francesco Pandolfi - In tema di porto di coltello senza giustificato motivo, non può non citarsi la bellissima pronuncia della Corte di Cassazione penale, sez. 1, n. 24084 del 15 maggio 2017 (qui sotto allegata).

Il fatto in Tribunale

Il Tribunale condanna un uomo alla pena dell'ammenda di euro duemila per il reato ex art. 4 l. n. 110/75: l'indiano porta fuori dalla propria abitazione senza giustificato motivo un coltello lungo cm. 18,5 (ritenuto idoneo all'offesa).

In pratica accade che l'imputato viene trovato dalla polizia locale in possesso del coltello, portato alla cintura.

Oppone però il rifiuto a consegnarlo in quanto, a suo dire, questo comportamento si conforma ai precetti della sua religione, essendo egli un Sikh.

Il Giudice di merito risponde e dice che le usanze religiose integrano una mera consuetudine della cultura di appartenenza e non possono abrogare norme penali poste a presidio della sicurezza pubblica.

Porto di coltello come dovere religioso: il limite della civiltà giuridica del paese ospitante

L'imputato chiede l'annullamento della sentenza, insistendo con il fatto che (come il turbante), il porto del coltello costituisce adempimento di un preciso dovere religioso.

Inutile dire che la Suprema Corte non è per niente d'accordo con questo assunto.

Al momento del controllo, sussisteva l'onere dell'imputato di dimostrare il porto del coltello; a nulla può valere (quindi non sussiste una scriminante) l'asserzione per cui tale arma rappresenterebbe un simbolismo religioso.

Dice la Corte: in una società multietnica, sicuramente l'integrazione tra popoli diversi non impone l'abbandono della propria religione, ma questo fatto trova un limite nel rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica del Paese ospitante.

Cassazione: l'immigrato deve conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale dove ha scelto liberamente di inserirsi

E' essenziale per l'immigrato conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale dove ha scelto liberamente di inserirsi, verificando in anticipo la compatibilità dei propri comportamenti con i principi che lo regolano. Questo l'importante principio sancito dagli Ermellini.

Soprattutto, affermano da piazza Cavour, ha il dovere di verificare la liceità dei propri comportamenti rispetto all'ordinamento giuridico di riferimento.

La società multietnica oggi come oggi è una necessità, ma questo fatto non può portare alla nascita di arcipelaghi culturali in conflitto: il nostro Paese ha infatti adottato la regola della sicurezza pubblica come bene primario da proteggere e, con questo fine, ha posto il divieto di portare armi e oggetti atti ad offendere.

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Cassazione, sentenza n. 24084/2017
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Si occupa principalmente di Diritto Militare in ambito amministrativo, penale, civile e disciplinare ed и autore di numerose pubblicazioni in materia.
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