Presentato oggi al Senato il disegno di legge per l'introduzione di reati specifici contro flora e fauna protette

di Marina Crisafi - Multe da 15mila a 150mila euro e carcere da 2 ai 6 anni per chi uccide un'aquila reale, un pipistrello o un animale appartenente ad una specie protetta. A prevederlo è il disegno di legge sui reati contro flora e fauna protette presentato oggi a Palazzo Madama dalle senatrici Monica Cirinná (Pd), Loredana De Petris (Gruppo misto, Si), Silvana Amati (Pd) e Manuela Repetti (Gruppo Misto).

Il testo mira "a introdurre norme omogenee per il contrasto ai reati ai danni di specie protette di flora e fauna, in un Paese dove fenomeni come il bracconaggio e il commercio illegale sono ancora tristemente molto diffusi" ha affermato la De Petris a margine della conferenza stampa di presentazione del ddl. "Pensate - ha aggiunto la Cirinnà - che un rapace protetto catturato illegalmente in natura, come l'aquila del Bonelli, viene venduto a 20 mila euro, e l'ammenda fino ad ora era solo di 2 mila euro".

Nel bacino del Mediterraneo, "l'Italia - ha ricordato Alessandro Polinori della Lipu - è seconda solo all'Egitto per numero di uccelli catturati o uccisi illegalmente, con circa 8 milioni di esemplari".

Ecco il perché del ddl che, hanno sostenuto Antonino Morabito e Antonio Pergolizzi di Legambiente, "finalmente considera anche la flora e la fauna come appartenenti all'ecosistema, andando a completare la legge sugli ecoreati (la 68/2015), che puntava sui delitti di gestione illegale di rifiuti e scorie".

Ora l'impegno, sottoscritto dalle relatrici è quello di far calendarizzare subito il testo, chiedendo che venga "incardinato in commissione giustizia il più velocemente possibile".


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