Rischia una condanna per 'omnissione di soccorso' chi non accompagna subito al pronto soccorso il tossicodipendente che si e' appena 'bucato'. Lo ha sancito la Corte di Cassazione che sottolinea che per scaricarsi la responsabilita' di dosso non basta chiamare un'ambulanza. Non rappresenta una esimente nemmeno lo 'stato di agitazione' e il 'disorientamento' che derivano dalla situazione di allarme. Per piazza Cavour, e' necessario che chi sta accanto al 'tossico' si attivi personalmente portandolo in ospedale visto che 'il delitto di omissione di soccorso, in quanto reato di pericolo, sussiste sotto il profilo dell'omesso avviso all'autorita' anche se si accerti che l'assistenza sarebbe stata impossibile o inutile'. La Quinta sezione penale, equiparando l'assistenza da prestare ad un tossicodipendente a quella che si deve prestare in caso di incidente stradale, ha reso definitiva la condanna per omissione di soccorso (reato previsto dall'art. 593 c.p.) nei confronti di Alberto P., un 38enne marchigiano che, nel dicembre '97, 'in stato di agitazione' e probabilmente 'temendo l'incontro con gli operatori sanitari', aveva riaccompagnato al bar l'amico Fabio V. dopo che questi si era sentito male 'per avere assunto eroina'. Qui 'aveva richiamato l'attenzione dei presenti dicendo che l'amico si era sentito male dopo essersi 'bucato'', ma, all'arrivo dell'ambulanza, i medici constatavano il decesso di Fabio per 'acuta insufficienza cardio respiratoria da intossicazione acuta da oppiacei'.

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