Spunti per un'indagine su tutto ciò che è femminile sin dalla tenera età

Abstract: L'Autrice propone una lettura approfondita del documento internazionale ricavandone spunti per un'indagine su tutto ciò che è femminile sin dalla tenera età

Europa non è solo il nome del vecchio continente ma anche quello di una principessa di uno dei miti greci: una ragazza sedotta e, poi, resa madre in un rapporto senza amore. Rischio da cui cerca di salvaguardare almeno "ogni bambina che cresce in Europa" la "Carta dei diritti della bambina" (con l'aggiunta, nel titolo, dell'enunciato "La bellezza della diversità"), un atto a livello regionale (e non universale), breve e non vincolante (perché non emanato da organi istituzionali), approvato a Reykjavik (Islanda) nel 1997, come frutto soprattutto dell'associazionismo femminile, ma tuttora attuale e ricco di spunti. Tra l'altro, offre tracce per un percorso di "educazione alla e della femminilità", scevra da pregiudizi e stereotipi, rivolto principalmente a istituzioni e neogenitori.

Significativo è già l'incipit secondo cui "Ogni bambina che cresce in Europa deve avere il diritto di aspettarsi", che sottolinea la singolarità e l'unicità di ogni persona di sesso femminile, perché è diverso dal dire "le bambine" o "la bambina". Ogni bambina ha il diritto di vivere la sua età, la sua natura femminile, il suo crescere e il suo differenziarsi dagli altri e da altro, rispetto alle altre bambine, agli altri bambini e agli adulti.

L'art. 1 comincia con "rispetto", che etimologicamente significa "guardare dietro, guardare di nuovo". Quello sguardo di cui ha bisogno ogni bambina, dall'inizio e sempre. Quel rispetto che richiede educazione dello sguardo e allo sguardo, educazione alla corporeità. Componenti su cui si basa tutta la Carta dei diritti della bambina sino alla sua chiusura nell'art. 9 in cui si parla della pubblicità, così onnipresente nella quotidianità. Il circolo virtuoso della Carta, in termini di coerenza ed essenza, dovrebbe diventare "magna charta" nella realtà, che è purtroppo lontana dalle sempre fattuali e progettuali disposizioni della Carta.

Ogni bambina ha diritto a una "Formazione educativa ai problemi economici e politici che le permetta di diventare una cittadina a tutti gli effetti" (art. 5 Carta dei diritti della bambina). Ogni donna deve imparare a essere padrona (dal latino "domina") di se stessa per esserlo della vita che può donare. La femminilità è una ricchezza e, in quanto tale, non deve essere né venduta né svenduta ma amorevolmente offerta; di questo sono responsabili tanto la donna quanto l'uomo. In una coppia l'unica norma imprescindibile è il rispetto reciproco, tutto il resto può essere anormalità (rispetto alle convenzioni sociali o alle abitudini diffuse): il miglior modo per regolare la propria vita è regalare la propria vita. Femminilità è fonte di felicità, è educazione alla vera felicità. Come scrive la storica Lucetta Scaraffia: "Oggi le donne hanno compiuto molti progressi, sono più autonome, meno condizionate dai giudizi altrui. Ma a volte rischiano di dimenticare che la felicità non sta in una vita piacevole e protetta, bensì nell'amore che si sa dare agli altri dimenticando se stessi e i propri interessi".

Ogni donna deve essere educata al vero senso della femminilità ricordando che letteralmente "femmina" è "quella che allatta, che nutrisce" e che, pertanto, è un carattere vitale che si porta in sé e con sé e bisogna esprimere ("premere per fare uscire" da sé), in modo costruttivo per sé e per gli altri, per non "sterilizzarsi". In tal senso la Carta dei diritti della bambina e in particolare l'art. 6 in cui si legge: "Informazione e conoscenza su tutti gli aspetti della salute, compreso quelli relativi alla salute sessuale e riproduttiva, che le permettano di godere di una maternità responsabile". Lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro sostiene: "Come il salmone che, attraverso inaudite fatiche e pericoli, risale il fiume controcorrente per assolvere al compito che la natura gli ha dato, ossia essere fertile, anche una donna senza figli ha un compito: lasciare in questa vita un segno, se non un figlio, una piccola o grande opera dell'ingegno e della fantasia, un po' di bene per chi ne ha bisogno. In altre parole, tanto amore per se stessa e per gli altri".

Lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Fantoni precisa: "Le vicende amorose sono talvolta paragonabili alla forza misteriosa del nucleo dell'atomo. Una rottura può provocare un'emissione di energia inaudita, che si esprime in tempeste di emozioni e in gesti difficili da capire. Soprattutto se la rottura viene da una sola parte, e dopo pochi mesi di relazione. Quando cioè si è ancora nella fase dell'innamoramento, in cui predominano gli aspetti idealizzanti: tutto è bello, l'altra persona è la migliore che si potesse trovare, stare insieme è ogni volta bellissimo. È il tempo che consente di equilibrare questa visione con i limiti e i difetti che si riscontrano gradualmente nell'altra persona, e con la consapevolezza della difficoltà, oltre che della bellezza, dello stare insieme". È questa l'educazione sentimentale, ancor prima di quella sessuale, in cui bisogna far crescere gli adolescenti, in particolare le ragazze per il rispetto del loro corpo e del loro essere, anche per evitare gravidanze o aborti in età adolescenziale o altri esiti peggiori. Si tenga conto dell'art. 7 della Carta dei diritti della bambina: "Sostegno positivo a scuola e a casa per affrontare serenamente i cambiamenti fisici ed emotivi della pubertà".

Ogni bambina ha il diritto di "Non essere bersaglio della pubblicità che promuove il fumo, l'alcool e altre sostanze dannose" (art. 9 Carta dei diritti della bambina): può essere dannoso anche il culto dell'immagine e del corpo. Come afferma la scrittrice Michela Murgia: "Molto spesso le donne, ma non solo, per essere accettate sono costrette ad adeguarsi a canoni di omologazione che non rispettano l'identità di persone uniche e irripetibili. L'unica speranza è, invece, quella di poter essere amati per quello che si è veramente, oltre i chili di troppo o l'eccessiva magrezza, al di là delle rughe o dell'abito che si porta".

Lo scrittore Kahlil Gibran già si chiedeva: "Verrà il giorno in cui la donna riunirà in sé la bellezza e conoscenza, versatilità e virtù, delicatezza fisica e forza d'animo?". La donna torni a essere se stessa affinché ogni uomo (dal figlio della vita al compagno di vita) divenga se stesso: educare in tale direzione ed emozione ogni bambina (e ogni bambino), come si ricava pure dalla Carta dei diritti della bambina.

A questa considerazione si aggiunge quella della scrittrice Silvana De Mari: "La libertà passa dalle madri, perché non può nascere un uomo libero da una donna schiava. Che ogni bambina, ogni donna sia libera". La femminilità, che si sostanzia nella maternità (non solo quella biologica) è forma e fonte di libertà, anelito e piacere di vita: le donne si riapproprino di tutto ciò.

Si è passati dalle madri di una volta che facevano di tutto, fino all'inverosimile, per i figli, senza lamentarsi né rivendicare nulla, ad alcune madri di oggi per le quali il concepire, portare nel grembo e, poi, partorire un figlio è già la massima fatica, come se fossero le prime o uniche a farlo nel mondo. Figlio, secondo una parte dell'etimologia, potrebbe avere la stessa radice "fe", di femminilità, fecondità, fertilità, felicità, feto e altro. Concepire un figlio, quindi, non è qualcosa di esclusivo, assolutizzante o individuale ma è un flusso di amore e vita che deve portare a vedere tutto e tutti in modo diverso e non sentirsi ombelico del mondo, del proprio piccolo mondo. Alcune donne escludono il padre e tutto il mondo che rappresenta il padre (per esempio la famiglia d'origine) da subito, per non parlare di quello che succede in caso di separazione/divorzio. In passato alcune sante mamme facevano sacrifici (letteralmente "fare cose sacre") d'amore senza mai sospirare o altro, adesso alcune donne incinte sospirano o sbuffano solo per alzarsi dalla sedia o per compiere qualsiasi altro gesto quotidiano monopolizzando tempo e attenzione del marito o compagno.

Cultura, contributo, capacità, coniugare, concezione: tutti aspetti che si addicono alla fecondità che sostanzia la femminilità ricordando che le cose più belle si realizzano "con", dal latino "cum", con, insieme, in se stessi, e non contro qualcuno. Un esempio di ciò è un gruppo di donne keniote, Ebuyangu Women Group, che porta avanti l'artigianato locale (basato sull'intreccio di fibre di banano), anche per il riscatto femminile e per il futuro dei figli.

Una bambina è tale anche grazie alla generatività di un padre e alla presenza di un padre. Quella generatività d'amore (ben diversa dalla riproduttività) che è eloquente nell'immagine di un padre che stringe nella sua grande mano quella piccola del figlio o della figlia. La cavità di quella mano, che ricorda la forma del cuore, può accogliere altre mani, quelle di domani, del domani. Quanto può dare e fare la mano di un padre, se vuole o se glielo si consente. Paternità fa rima con potenzialità e positività. Alito dell'anima, attesa, ansia, arrivo, altitudine dell'anima: la strada verso l'amore. Così la paternità: per conoscere il vero senso di amare non è necessario essere sposati o innamorati di qualcuno o avere un figlio, ma sperimentare l'amore come stile di vita nei confronti della vita stessa. E, soprattutto, un padre conta molto nella formazione della personalità di una figlia. A questo contribuisce l'uomo non quando diventa padre, ma quando si rende padre, quando vive e vivifica la paternità: far sì che la Carta dei diritti della bambina diventi carta della vita!

Così si realizza e si vive la bellezza della diversità e la diversità della e nella bellezza.


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