La solidarietà del giorno dopo fa più morti delle bombe: quanto vale un essere vivente, per noi, non per un attentatore?
di Paolo M. Storani - Chiara è una mia Amica nonché lettrice di LIA Law In Action in questo ordine dei fattori, prima amica e poi lettrice; ha una bella edicola che si chiama Pot-pourri, un andirivieni di gente e di umanità, quel suo negozio amorevolmente curato è davvero un insieme variegato di carezzevoli prodotti da ricercare e un piccolo suk, un mini-bazar di profumi, saponi sempre speciali, ultima moda di abiti estivi da donna e tante piccinerie ormai introvabili nella mesta era dei centri commerciali.

Chiara mi dà lo spunto, la mossa, il suggerimento per la puntata n. 41 di MEDIAevo.

Probabilmente la colpisce il titolo apparentemente assurdo e provocatorio di un brano apparso il 15 luglio 2016, a commento della mattanza di Nizza (l'Isis rivendica l'attacco con il tir sulla Promenade des Anglais) che cava fuori dal blog www.46percento.it: "Io non voglio essere solidale con le vittime di Nizza".

Me lo segnala, chiedendomi di leggerlo.

Si comprende subito che è un pezzo di getto, d'impeto sulla strage dei bambini, durante la festa della passeggiata lungomare.

La Curatrice del blog è Giovanna Rossi che si autopresenta così: "Mi chiamo Giovanna, sono nata nel '76 (tanto per mettere in chiaro che non sono, ahimé, una ragazzina) e vivo a Reggio Emilia con il mio compagno (Gabriele), 2 figli miei (Margherita e Alberto), una acquisita (Matilde), 5 tenere cavie peruviane (Skin, Rock, Dora, Lizbeth, Tommy) e Chuck, un incontenibile cagnolone di 40 kg che crede di essere un pitcher".

Il post è quello che segue.

Ho messo un po' di neretti io sull'impianto del testo nei passi che mi hanno suscitato più interesse.

Leggetelo tutto d'un fiato e non arrestateVi alla deliberata provocazione dell'avvio.

Buona lettura!

"Ogni tanto mi escono gli articoli sui fatti di cronaca. Raramente. Non mi piace parlare di ciò che non conosco, soprattutto non mi piace parlare di ciò che non appartiene alla mia vita.

Quello semmai lo faccio su commissione.

Stamattina però mi sono svegliata come tanti con la notizia dell'attentato di Nizza.

Un attentato appartiene alla nostra vita?

Qualche minuto per informarmi, leggere qualche news.

Cuore e mente in silenzio.

Poi ho svegliato i bambini come tutte le mattine, la solita canzoncina, il bacio, le finestre che si aprono e fanno entrare il sole. Colazione e le solite raccomandazioni: finite il latte, non litigate per il bagno, prendete su le felpe che stanotte c'è stato il temporale.

Poi, in bagno, apro Facebook.

Ognuno a dire la sua sui fatti di Nizza, sugli attentati, a scegliere il modo più bello, l'immagine più figa, le parole più appropriate.

Solidarietà a…

Ecco in quel momento ho pensato che la solidarietà del giorno dopo fa più morti delle bombe.

Perché la maggior parte delle persone, per fortuna non tutte, che citano il Papa, che non sanno come dirlo ai bambini… queste persone sono quelle che fino al giorno prima non hanno mosso un dito per rendere il mondo un posto migliore.

Che attaccavano i colleghi, che pensavano solo al proprio vantaggio, che lasciavano correre i comportamenti scorretti dei figli.

Cosa insegniamo ai nostri bambini e alle nostre bambine?

Ad abbinare il rossetto e ad avere il taglio giusto quando entriamo in campo o insegniamo il rispetto dei compagni, tutti!, delle maestre, degli sconosciuti incontrati per strada.

Quanto vale un altro essere vivente in una scala da 1 a 10?

Per noi.

Non per un attentatore. Dipende?

Appunto… Se vale meno di noi lo posso deridere, calpestare, annientare, uccidere.

La gente non saluta più nei negozi, o dal dottore, i bambini a 10 anni li vedi come automi ai cellulari o ai tablet mentre i genitori fanno le loro cose.

Se si perde è colpa dell'arbitro, o al massimo del meteo, del terreno o di un alibi qualsiasi.

Le armi giocattolo sono una cosa data per scontata e non ci diamo mai una regola, non facciamo fai un cazzo di fatica.

Mai.

Ci deve pensare sempre qualcun altro.

I politici, il capo, il vicino… Ecco, per cambiare il mondo si deve far fatica. E non si deve andare da nessuna parte. Si deve fare fatica in casa, ogni giorno, nel nostro piccolo e dannatamente complicato universo.

Anche la solidarietà è una cosa comoda, maledettamente comoda.

Chi non sarebbe solidale contro le vittime di un attentato o di una strage.

Chi? Ma questa solidarietà opera qualcosa in noi? O è solo il modo più semplice per placare le nostre coscienze?

Questo mi chiedo oggi.

Quella bambola a fianco di una bambina morta per me è uguale al pensiero di tutti i bambini che muoiono ogni giorno.

Io non ce la faccio a sentirla diversa. Potrebbe essere mia figlia. Vero. Ma ogni bambino lo è. È morta perché qualcuno l'ha deliberatamente uccisa? E chi ha ucciso l'ultimo bimbo annegato al largo dell'Adriatico? Chi quello abbandonato dai genitori espropriati dai loro terreni dalle multinazionali che ci nutrono ogni giorno? Chi?

Allora non possiamo fare nulla? Neanche piangere delle vittime innocenti? Ovvio che non è così. È come dopo una sconfitta, certo che è giusto piangere. Ma piangere davvero, in silenzio e col pensiero pronto a cambiare le cose. A cambiarle nella nostra vita. Ma cambiarle costa fatica. Perché il mondo non si cambia il giorno dopo una strage si cambia ogni giorno. Con l'esempio soprattutto. Non c'è scampo. Con piccoli gesti quotidiani. Piccoli e costanti. Piccoli e instancabili. Come i bambini.

Avranno la meglio se noi non iniziamo a riprenderci la nostra cultura, che non ha nulla a che fare con la religione, con la solidarietà, con l'Occidente. È una cultura fatta di autenticità, di sudore, di semplicità, di rispetto per il mondo e i suoi abitanti. Di rispetto per la vita. Di amore.

Quello che ci è stato tolto non ce l'hanno tolto gli estremisti islamici, abbiamo fatto tutto da soli. Ma è una buona notizia, da soli possiamo tornare noi. Tornare umani."

Fonte il blog di Giovanna Rossi www.46percento.it del 15 luglio 2016

Ringrazio sentitamente la... setacciatrice Chiara Castellani per la segnalazione di questo bel brano di Giovanna Rossi che non avrei mai rintracciato nello sterminato mondo del web.

Intanto sono tornati i bagnanti sulla spiaggia di Nizza.

Si divertono felici a pochi metri dal selciato ove sono appena morte falciate dalla furia dell'attentatore 84 persone. Una signora si passa la crema solare sdraiata sul materassino.

A tacer d'un pianeta che abbiamo ormai distrutto, l'umanità ha un futuro?

Anche l'ideologia nazista era una follia di massa in cui "la poiana non avrà mai il nido insieme al pipistrello", proclamava il giudice supremo del partito nazionalsocialista Walter Buch (la figlia Gerda sposò Martin Bormann, capo della cancelleria nazista e segretario particolare di Hitler) nelle Fonti del Diritto Tedesco.

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