Scuola Diaz, Strasburgo condanna l'Italia per le torture inflitte ai manifestanti durante il G8

di Marina Crisafi - Dopo 14 anni il G8 di Genova continua a far parlare di sé, soprattutto per i famigerati fatti della notte del 21 luglio 2001 alla scuola Diaz del capoluogo ligure che hanno segnato una triste e vergognosa pagina per lo Stato italiano. Fatti che hanno ricevuto oggi la loro consacrazione definitiva:l'irruzione e i relativi pestaggi ai manifestanti accampati nell'istituto (per la manifestazione contro la globalizzazione) da parte delle forze dell'ordine sono da considerarsi tortura.

Lo ha stabilito la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, con la sentenza di oggi (Affaire Cestaro c/Italie - n. 6884/11) condannando l'Italia non solo per le violenze subite da Arnaldo Cestaro, manifestante veneto 62enne all'epoca del G8 che, sorpreso dagli agenti di polizia mentre dormiva, ricevette percosse e lesioni personali con danni permanenti (che richiesero anche interventi chirurgici successivi), ma anche e soprattutto per la mancanza di una legislazione adeguata a punire il reato di tortura.

È proprio questo vuoto legislativo, per i giudici di Strasburgo, che ha consentito ai colpevoli di restare impuniti, perché la legge penale italiana "non permette di sanzionare gli atti di tortura e di prevenirne altri".

Per la Cedu, dunque, posto che i maltrattamenti inflitti al ricorrente furono totalmente "gratuiti", privi cioè di ogni nesso di causalità fra la condotta dello stesso e l'utilizzo della forza da parte degli agenti durante l'irruzione, e, dunque, qualificabili come "torture", l'Italia si è resa responsabile della violazione dell'art. 3 della Convenzione sui diritti dell'Uomo (secondo il quale, "nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti"), per non aver previsto e sanzionato tale tipologia di reato, consentendo così non solo di sanzionare i fatti oggetto del ricorso ma anche, in prospettiva, di prevenire il ripetersi di circostanze analoghe.

Il disegno di legge sul reato di tortura, si ricorda, è all'esame dei due rami parlamentari da quasi due anni. Approvato dal Senato circa un anno fa, è approdato in aula alla Camera il 23 marzo scorso per la discussione generale. L'esame dovrebbe riprendere nell'arco della settimana dopo il via libera alla riforma del terzo settore, ma in ogni caso il testo, essendo stato modificato dalla Commissione Giustizia, dovrà tornare al Senato per l'approvazione.

Quanto alla sentenza Cedu, lo Stato italiano è stato condannato a versare al ricorrente oggi 75enne un risarcimento di 45mila euro, ma il verdetto europeo assume ancora maggiore rilevanza perché è destinato a costituire un precedente per il gruppo di ricorsi ancora pendenti avviati da altri manifestanti per le umiliazioni e i pestaggi subiti nella caserma di Bolzaneto.

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