Chiuse l'ex marito in casa, a suo dire del tutto inavvertitamente. Per la Cassazione, pero', l'atto merita una condanna penale. E cosi' Amalia B., una donna di Venezia, e' stata condannata per sequestro di persona. Per la suprema Corte e' del tutto irrilevante che nella stanza nella quale era rinchiuso il marito ci fosse una finestra dalla quale ci si poteva calare. Per far scattare la condanna per sequestro di persona, dice la V sezione penale, e' sufficiente 'che il soggetto passivo sia posto nella impossibilita' assoluta di recuperare la liberta' di movimento, essendo sufficiente che tale impossibilita' sia soltanto relativa'. I fatti analizzati dalla suprema Corte risalgono al '94 quando Amalia, moglie separata di Francesco B., chiuse l'ex per cinque ore nella taverna della casa coniugale. E' scattata la denuncia ma per il tribunale di Venezia la donna non era passibile di condanna perche' 'nel momento in cui aveva chiuso a chiave la porta dall'esterno ignorava che il marito fosse sprovvisto della chiave, dimenticata nella vettura'.

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