Nei prossimi mesi la fase di contrazione dell'economia italiana si arresterà grazie alla lieve ripresa della domanda interna. Ma i segnali positivi non si estendono al mercato del lavoro, per il quale continuerà invece la stagnazione con un tasso di disoccupazione destinato a salire ancora.

Ad annunciarlo è l'Istat nella consueta nota mensile (l'ultima dell'anno appena trascorso), sull'andamento economico del Paese.

Secondo l'Istituto di Statistica i primi mesi del 2015 faranno registrare un trend invertito, in positivo, rispetto agli ultimi 4 anni di recessione ininterrotta.

Se i dati sull'attività economica del terzo trimestre 2014 mostrano, infatti, segni di debolezza, con un Pil ancora in flessione (-0,1%) per via dell'aumentare della contrazione nei settori manifatturiero e delle costruzioni (-0,6% e -1,1% rispettivamente), contro una "stazionarietà" del settore dei servizi, dall'indicatore composito, anticipatore dell'economia del Paese, emerge invece una crescita stazionaria nell'ultimo trimestre dell'anno.

Una lieve flessione positiva, dunque, destinata a ripercuotersi nei mesi a venire e che fa già parlare di "fine" della recessione.

Uno spiraglio di luce che, però, è destinato ad andare a braccetto con un aumento preoccupante della disoccupazione, rispetto al peggioramento già registrato ad ottobre che ha fatto segnare un valore massimo del 13,2% (molto più elevato della media europea che si attesta sull'11,5%).

Un andamento tendenziale, a detta dell'Istat, dovuto alla crescita delle persone in cerca di occupazione (+5,8%) e soprattutto di quelle in cerca di prima occupazione (+17,6%), cui si accompagna un allungamento del periodo di inattività lavorativa. L'incidenza della disoccupazione di lunga durata (ovvero la quota di disoccupati che cerca lavoro da oltre un anno) è salita, spiega, infatti, l'Istat, dal 56,9% al 62,3% e ciò costituisce un freno alla diminuzione della disoccupazione, soprattutto al Sud.

Un mercato del lavoro, quello delineato dall'Istituto, le cui condizioni rimangono molto difficili, a dispetto della neo riforma del Jobs Act, i cui effetti, dopo l'approvazione dei decreti attuativi nei giorni scorsi, potranno essere analizzati solo nei mesi a venire. 


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