Nessuna pubblicità online, né pagine Facebook o iscrizione a directory per i legali italiani.

Nessuna pubblicità online, né pagine Facebook o iscrizione a directory per i legali italiani. Questo è quanto sembrerebbe ricavarsi dal testo del Codice Deontologico Forense, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 ottobre scorso e in vigore dal prossimo 15 dicembre, che ha scatenato la reazione dell'AIGA (l'Associazione Italiana Giovani Avvocati), che ha chiesto chiarimenti al CNF sulla reale portata della norma.

Il dubbio nasce dal fatto che l'art. 35, comma 9, del Codice prevede che l'avvocato possa "utilizzare, a fini informativi, esclusivamente i siti web con domini propri senza reindirizzamento, direttamente riconducibili a sé, allo studio legale associato o alla società di avvocati alla quale partecipi". Il successivo comma 10, inoltre, aggiunge che "l'avvocato è responsabile del contenuto e della sicurezza del proprio sito, che non può contenere riferimenti commerciali o pubblicitari sia mediante l'indicazione diretta che mediante strumenti di collegamento interni o esterni al sito".

Dal dettato della norma si ricaverebbe non solo il divieto assoluto del ricorso ai tipici strumenti pubblicitari del web, come l'Adwords di Google o i banner, ma, secondo l'AIGA la limitazione sembrerebbe estendersi sia alle directory che presentano i servizi degli avvocati che ai portali dedicati alla ricerca degli studi legali (come, ad es., le Pagine Gialle), reindirizzando ai loro siti, che addirittura alle pagine Facebook professionali che offrono informazioni e aggiornamenti utili all'utenza (recanti, appunto, il nome del legale all'interno del dominio Facebook).

Restrizioni considerate dall'AIGA un vero e proprio "bavaglio anacronistico" e inaccettabile, considerato che la pubblicità online, se utilizzata correttamente, è un veicolo perfettamente lecito per indirizzare la potenziale clientela verso i siti dei legali, analogamente a quanto avviene con i media tradizionali (giornali, affissioni persino in autobus, ecc.).

A tal fine, l'associazione ha inviato la lettera di chiarimenti al CNF, auspicando che la risposta del Consiglio sia improntata ad una lettura moderna della realtà in cui i professionisti operano, consapevole che un divieto di tal fatta porrebbe l'intera categoria "in una condizione di forte disparità e svantaggio" rispetto ai colleghi europei e d'oltreoceano.     

Vedi: 
Il testo del comunicato stampa AIGA
- Il Codice Deontologico Forense



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