L'annosa e spinosa questione della riforma della giustizia civile, che il premier Renzi è fermamente intenzionato a risolvere, potrebbe ora ricevere un contributo prezioso dalla proficua alleanza tra avvocati e mediatori civili

L'obiettivo di alleggerire e deflazionare la "macchina-giustizia" - smaltendo gli oltre 5 milioni di giudizi pendenti in sede civile - è passato negli anni scorsi attraverso dei meccanismi volti ad accorciare i tempi dei procedimenti (ad esempio, mediante la fissazione di termini più stringenti), meccanismi che si sono rivelati, però, poco più che palliativi. 

Ma lo snellimento del sistema potrebbe essere perseguito più efficacemente implementando forme alternative di risoluzione delle controversie, prevenendo, cioè, l'instaurazione stessa di molti giudizi, in favore di una definizione extragiudiziale dei conflitti. Le proposte provenienti in questo senso da avvocati e mediatori, già parzialmente versate nel disegno di decreto legge

Renzi-Orlando, prevedono infatti un approccio "multi-porta" alla soluzione delle nuove controversie, con il dirottamento di buona parte delle stesse (sulla base di specifici criteri di materia e/o di valore) verso l'arbitrato e la negoziazione, e con la possibilità per quelle già sub iudice  di "trasferirsi" in sede stragiudiziale. 

Naturalmente, questo richiederà il riordino e re-inquadramento da parte del legislatore della figura professionale del mediatore, nonché l'attribuzione alla stessa delle dovute competenze.


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