di Paolo M. Storani - (TERZA PARTE) L'Europa ci chiede un processo civile efficiente. Il Consiglio dei Ministri di oggi, 29 agosto 2014, stabilirà quali saranno le decisioni nella corsa all'abbattimento del contenzioso arretrato, alla specializzazione dei tribunali, con implementazione del Tribunale delle Imprese e la creazione del Tribunale della Famiglia e della Persona, ai temi incandescenti dell'allungamento della prescrizione penale (la nuova formula prevede che si "sospende dal deposito della sentenza
di primo grado fino al deposito della sentenza di grado successivo per un tempo comunque non superiore a due anni" e "dalla sentenza di secondo grado fino a quella definitiva per un tempo comunque non superiore ad un anno", con il recupero del periodo se l'imputato viene assolto), della modifica dell'appello penale, della responsabilità civile dei magistrati, della reintroduzione del falso in bilancio, della riforma del CSM e della limitazione alla pubblicazione delle intercettazioni.

Di ogni questione Studio Cataldi e LIA Law In Action tratteranno partitatamente, una volta varati i decreti o disegni di legge.

Divisi su tutto, i partiti hanno espropriato del tema nevralgico della riforma del processo italiano il Ministro della Giustizia Andrea Orlando; ora mena le danze Matteo Renzi in persona, con i suoi metodi che ormai ben conosciamo.

A colpi di proclami via tweet il Primo Ministro sprint rendeva noto appena l'altrieri che "il nostro obiettivo è dimezzare entro mille giorni l'arretrato del civile e garantire il processo civile in primo grado in un anno, anziché tre come oggi".

Traguardi a dir poco ambiziosi, anzi utopie.

Se l'Italia vuole un processo civile serio, deve assicurare il principio del contraddittorio fra le parti litiganti.

Per realizzarlo occorre una certa, indispensabile tempistica.

Allora, invece di rinviare ad un anno o due tra un'udienza e quella successiva, il giudice in un sistema organizzato potrebbe rinviare a due mesi come si faceva quando io cominciai a svolgere la professione legale.

Ed allora in un anno e mezzo o due il giudizio civile arriverebbe a sentenza.

Il problema è che Renzi, come tutti i predecessori, non può pretendere di velocizzare gratis, senza intervenire sull'organizzazione della macchina giudiziaria, che condiziona il ritmo al quale vengono tenute le udienze.

Si interviene con risorse umane e tecniche.

Quei denari occorrenti il sistema Giustizia se li procura da sé con il contrasto alle attività criminali e con le confische, ma gli vengono sottratti.

In un altro bruciante cinguettio il Primo Ministro preannunciava la fine della chiusura dei tribunali in estate con conseguente dimezzamento delle ferie per i magistrati, ipotizzati come una casta di oziosi da fronteggiare.

In sostanza, Matteo Renzi vuol portare a venti giorni il periodo di sospensione feriale dei termini.

Voleva dire questo con quel tweet scombiccherato.

Proposte demagogiche provenienti da chi non ha conoscenza della vita forense.

Nessun tribunale italiano è mai rimasto chiuso in estate, eccettuati quelli purtroppo soppressi per la spending review.

Nessun accorciamento del periodo di ferie si realizzerà mai per i magistrati, che, oltretutto, talvolta utilizzano il periodo della sospensione dei termini per smaltire l'accumulo di provvedimenti assunti a riserva o in decisione.

Semmai verranno fuori rogne a non finire per gli avvocati che non potranno più fruire del periodo di fermo biologico della sospensione feriale dei termini, grande conquista per la categoria: senza quel lasso di tempo nessun avvocato - artigiano potrebbe mai assentarsi, neppure per un giorno, dal proprio studio. Ovviamente nessun problema si realizzerebbe per i grandi studi che hanno sempre qualche ragazzo di bottega da far presentare avanti al giudice ferragostano.

L'avvocato che lavora artigianalmente (quasi tutti i legali italiani e la maggior parte lavora davvero bene) vuol andare lui di persona a tutelare il proprio cliente.

Toccare quel periodo in cui i termini non decorrono, oltre che superficiale e demagogico, è un errore sesquipedale.

Gli organi che ci rappresentano debbono essere rigidi su questo punto.

Il Governo Renzi per l'abbattimento del contenzioso accumulatosi propone anche gli arbitrati gestiti dagli avvocati.

Errore di metodo prima che di merito perché gli arbitrati in Italia ci sono già, ma non hanno presa se non su grandi aziende, su contendenti di serie A, non per le controversie dei normali cittadini.

E poi chi sosterrà i relativi costi arbitrali?

Quali garanzie per i cittadini?

Si tratta di soluzioni già prospettate in passato e poi fallite, come non è mai decollata la mediazione tanto decantata anche a Porta a Porta da Bruno Vespa, ideata dalla moglie Augusta Iannini e sperimentata con risultati deludenti da Angelino Alfano, all'epoca Ministro berlusconiano della Giustizia, ora agli Interni per il Ndc.

Ricordo che negli ultimi anni ogni meccanismo processuale è stato toccato, smontato e rimontato senza ottenere benefici se non di facciata.

Proprio come i provvedimenti che ora ci preannuncia il Governo Renzi dopo la sconfortante esibizione sul Senato.

Una secchiata d'acqua gelida di cui faremmo volentieri a meno.

Non resta che confidare nei lavori della Commissione per la riforma del processo civile presieduta dal valido, esperto e competente Dott. Giuseppe Maria Berruti.

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