MEDIAevo n. 37 una rubrica di Paolo M. Storani - (PARTE QUINTA) Con la speranza che abbiate trascorso un Ferragosto piacevole o comunque accettabile, riprendiamo il nostro viaggio nell'enigma Pantani. Repubblica ha fatto lo scoop annunciando la riapertura ufficiale delle indagini sulla misteriosa fine del leggendario campione di ciclismo (un cardellino di 56 chili) ed il suo magazine del 15 agosto 2014 a pag. 41, con un articolo di costume del giornalista e scrittore Andrea Gaiardoni, denuncia invece "lo strano caso delle indagini che tornano alla ribalta in occasione delle celebrazioni".

Bella fotina di corredo del Pirata con le mani sul manubrio, poggiate sui freni alla sua maniera.

Sappiamo che l'attento e sensibile Philippe Brunel, nel testo "Gli ultimi giorni di Marco Pantani", edito in Italia da Rizzoli, 2008, mentre in Francia lo ha pubblicato l'editore Grasset & Fasquelle nel 2007, aveva tratteggiato buona parte dei filoni investigativi dimenticati, trascurati o abborracciati sui quali s'imponeva sin da subito di fare piena luce sull'anomalo decesso di Marco Pantani.

Non di gossip si tratta.

Nessuna pressione mediatica.

Il magazine diretto da Attilio Giordano riporta il pensiero del giallista e sceneggiatore Massimo Carlotto che spiega il "problema italiano": "l'Italia ha ...un rapporto particolare con la verità, soprattutto da quando è stato chiaro il coinvolgimento di parti dello Stato nelle grandi stragi, da Piazza Fontana in poi.

Così nessuno crede più alle verità ufficiali.

E quindi c'è sempre bisogno di risolvere un mistero.

Ed è qui, in questo cuneo, che si accendono i riflettori, che si allestiscono i plastici, che si alimentano le ricostruzioni.

Per questo viene da chiedersi se oggi siano più influenti le aule di giustizia o i talk show".

Tutto perfettamente condivisibile, caro Gaiardoni del Venerdì di Repubblica.

Ma cosa c'entri tutto ciò con il caso Pantani sarebbe stato il caso di spiegarlo ai lettori.

A lume di naso, nulla di nulla.

Sarò pure un moderato consumatore di programmi tv, ma io in questi ultimi dieci anni non ho visto nessun plastico sul caso inquietante del Pantadattilo.

Anzi, si è rilevata una fretta dannata di mettere la parola fine all'inchiesta: "Pantani è morto di overdose" ricorda il PM Paolo Gengarelli (uno che, lodevolmente, "non rifiuta mai il confronto", cfr. pag. 263) al reporter francese nell'incontro, propiziatogli dal collega Andrea Rossini del Corriere di Romagna, del 14 novembre 2005.

I responsabili potevano essere soltanto quelli che gli avevano ceduto la droga, cocaina.

C'è voluto così un giornalista francese per denunciare le incongruenze dell'istruttoria penale sulla malamorte di Marco.

Non lo scrivo io, bensì Gianni Mura di Repubblica nella prefazione all'edizione italiana (pag. 8) del libro di Brunel, amico dell'immenso fuoriclasse della penna che noi consideriamo da sempre un Maestro ed un punto di riferimento culturale.

"Quando l'editore Grasset mi ha fatto pervenire il suo libro, ho pensato: ma guarda, doveva essere un francese a muoversi contro un'inchiesta troppo veloce, a dire che la verità ufficiale ha troppi punti oscuri?"

"Chiamate i Carabinieri, c'è chi mi sta infastidendo" fu la richiesta di aiuto di Marco Pantani al personale dell'hotel residence.

Ma, contrariamente a quanto accade nelle trasmissioni televisive, alcune delle quali di pessima fattura e morbose, alle quali si riferisce Gaiardoni nel pezzo di pag. 41 del magazine debenedettiano, non succede nulla.

Vale a dire niente accertamenti su questa disperata chiamata, niente sigilli sul luogo incriminato in attesa che gli esperti della polizia scientifica e del RIS effettuino i rilevamenti di impronte e macchie sospette.

Eppure, come di recente avvenuto nel paradigmatico caso della fine della povera Yara Gambirasio, quando gli inquirenti italiani vogliono, sanno essere tra i migliori del mondo.

Ci auguriamo ora che grazie alla sensibilità del nuovo Procuratore della Repubblica di Rimini che il 24 luglio 2014 ha ricevuto l'esposto - denuncia dell'avv. Antonio De Rensis ed all'entusiasmo della giovane PM assegnataria dell'indagine quel film bruscamente interrotto possa vedere riavvolto il nastro, nel tentativo di colmare le evidenti lacune dell'inchiesta e le varie contraddizioni.

Fare chiarezza.

Senza iscriversi a nessun ...partito, né a quello del tossico baro da dimenticare, né a quello della vittima di un complotto cosmico.

Lo Stato italiano lo deve a sé stesso prima che alla memoria di Marco Pantani ed all'immutato affetto della sua Famiglia.

Caro Gaiardoni, si tratta di una buona notizia, vedrai.

Auguri di cuore per i Tuoi prossimi romanzi, di cui uno sicuramente sarà dedicato al Pirata.

FINE DELLA QUINTA PUNTATA (continua domani).

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