Di Laura Tirloni - Negli ultimi anni dalle ricerche emerge chiara la tendenza ad un progressivo aumento di separazioni e divorzi. Il crescente numero di tali realtà, anche in Italia, ha dato una spinta alla diffusione di iniziative di tutela della relazione genitoriale simili a quelle già presenti sul territorio europeo. Si è inoltre sviluppata la tendenza, da parte del tessuto sociale, a farsi carico di accompagnare e sostenere la coppia e i componenti della famiglia lungo il percorso di separazione, soprattutto nei casi di spiccata conflittualità.
Tra le risorse a cui la coppia può accedere in fase di separazione e divorzio troviamo il cosiddetto "servizio per l'esercizio del diritto di visita" inteso come spazio protetto deputato a facilitare le relazioni difficili dei figli con i propri genitori, e per gli adulti, come luogo per ricomporre i conflitti e consentire al genitore non affidatario, ai nonni e ai fratelli di ricostruire legami interrotti con il figlio, nipote, fratello (Marzotto, 1998).

La necessità di istituire un servizio psico-socio-educativo per l'esercizio del diritto di visita e spazi deputati alla ricostruzione del legame genitore-figlio per i minorenni, nasce dunque dal principio irrinunciabile che l'accesso ad entrambe le figure genitoriali sia condizione necessaria e indispensabile affinché i figli di famiglie separate possano continuare a vivere all'interno di un percorso evolutivo di continuità relazionale e di scambio intergenerazionale.

La nascita di questi spazi, in Europa e nel mondo occidentale, ha in generale preso avvio su proposta degli psicologi, assistenti sociali, mediatori familiari, avvocati, giudici per tutelare il "diritto di visita" e il corrispettivo "diritto alla relazione" del genitore non affidatario. Allo stesso tempo, il progressivo spostamento d'interesse verso la tutela dei soggetti più deboli e in particolare dei minori, ha portato a cambiamenti anche nell'approccio giuridico a tali situazioni.
Il modello italiano di luogo protetto prende spunto dal modello francese e prende il via dall'esigenza dei servizi sociali di organizzare luoghi neutri per rispondere ai problemi derivanti da situazioni di conflitto coniugale, violenza intra-domestica, disagio psichico, abbandono e trascuratezza, abuso.

L'Unione Europea ha poi fissato delle linee guida in cui viene stabilito che gli spazi neutri e di mediazione devono essere condotti da personale adeguatamente specializzato e devono svolgersi al di fuori del sistema giudiziario, nel pieno rispetto della privacy, il che vuol dire che ciò che avviene all'interno delle sedute non può essere utilizzato in altra sede.

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