POSTA & RISPOSTA n. 376 - Mentre i mezzi di comunicazione stanno mollando la presa sul caso Cancellieri, i cittadini attendono ancora delle spiegazioni; infatti, sto ricevendo alcune considerazioni amareggiate, talora infuriate, da parte di lettori di Studio Cataldi sulla vicenda che ha coinvolto il Ministro della Giustizia in carica e sulle sue scontate per loro, eppur mancate dimissioni. Esprimerò schematicamente, in sei punti, qual è il mio trascurabile pensiero su tale storia.

1. Il caso di Annamaria Cancellieri in un altro Paese a democrazia compiuta non sarebbe esistito: senza se e senza ma, un Ministro della Giustizia, che, di propria iniziativa (inaudito!), si pone a disposizione di soggetti arrestati quello stesso giorno dalla Magistratura e dalle Forze dell'Ordine, non può rimanere un minuto di più su quella delicatissima poltrona delle Istituzioni.

Invece, Cancellieri non ha neppure dato le dimissioni, limitandosi a ventilarle. Contrattacca con voce baritonale: "chi mi accusa è bugiardo e ignorante". Rimane al suo posto sotto lo scroscio di applausi del Parlamento; questa è l'Italia 2013, questo è l'indice di legalità/moralità di cui può fregiarsi il Paese.
2. Cancellieri ha bene operato in passato in altri ruoli; il 20 aprile 2013 era candidata in pectore alla Presidenza della Repubblica su designazione di Mario Monti e Scelta Civica, ma averla indicata per Via Arenula è stato un errore dei Presidenti della Repubblica Napolitano, nelle cui mani ha giurato, e del Consiglio Enrico Letta; la notoria ed inveterata prossimità alla famiglia Ligresti, da molto tempo alle prese con la Giustizia anche quali pregiudicati, imponeva di orientare altrove la scelta del Guardasigilli. Insomma, Cancellieri avrebbe anche potuto far parte della compagine governativa, ma in altro ruolo, defilato rispetto al settore giustizia.
3. Già in occasione della vicenda che la vide in estate '13 in frontale contrapposizione con l'Avvocatura e con quel galantuomo di Guido Alpa, basito davanti al contegno del Ministro, si constatò che quel pur bravo Prefetto già titolare degli Interni nel Governo Monti non era per nulla idoneo all'incarico di Guardasigilli; eppure, etimologicamente, l'incarico di guardasigilli in passato toccava proprio ai ...Cancellieri che avevano il compito di custodire i sigilli regali.
4. Ove la linea di difesa del Ministro di Giustizia mostra palesemente la corda è sulle date: è il 17 luglio 2013; vengono arrestati i Ligresti (uno è latitante all'estero). Nel suo appello - autodifesa il Ministro esorta: "Vi prego, guardiamo ai fatti"; ebbene, alle condizioni fisio-psichiche di Giulia Ligresti Cancellieri non accenna affatto, nel corso della telefonata che (sciaguratamente) fa quel 17 luglio 2013 alla compagna del patriarca Salvatore (che definisce familiarmente "povero figlio", a riprova del "grumo di rapporti", come lo definisce Francesco Merlo su Repubblica del 5 novembre 2013, nell'articolo intitolato "Caro Ministro, ecco perché dimettersi è un dovere").
Soltanto a distanza di un mese, arriviamo al 17 agosto 2013, lo zio della giovane agita il problema chiamandola al cellulare.
5. Il contenuto della conversazione Cancellieri/Gabriella Fragni è un attacco immotivato ed inconcepibile alla Magistratura che rende non proseguibile il suo incarico: "Senti, non è giusto ... Comunque guarda, qualunque cosa io possa fare, conta su di me ... Appena riesco ti vengo subito a trovare, però qualsiasi cosa, veramente, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti, guarda, non è giusto, non è giusto". Enrico Letta, alias balls of steel, "palle d'acciaio" secondo l'autodefinizione pubblicata sull'Irish Time, è stato molto abile a convocare la Ministra prima della discussione della mozione di sfiducia individuale giustamente presentata da M5S e prima delle univoche dichiarazioni rese l'altrieri da Matteo Renzi nel corso della trasmissione Servizio Pubblico di Michele Santoro. In realtà, non è che ci fosse molto da spiegare al Parlamento: le espressioni intercettate al telefono del Ministro sono chiarissime!
6. Infine, la vulgata del Ministro ...umano tradito dall'amicizia, dai sentimenti e dall'affetto (concetti decisamente fuori luogo a livello istituzionale) è smentita all'evidenza proprio dal tenore della telefonata: si tratta di un Ministro che si mette a disposizione delle esigenze di un nucleo familiare che aveva avuto, sino a poco tempo prima, quale primo dipendente, in ordine d'importanza (Direttore Generale), il figlio del medesimo Ministro, Piergiorgio Peluso, classe 1968.
A tacer della spropositata liquidazione ottenuta per un anno o poco piú di lavoro (3,6 milioni di euro), evidenzio che sull'Atlante delle Assicurazioni leader 2013, in edicola ieri, 8 novembre 2013, quale allegato al quotidiano economico ItaliaOggi, Piergiorgio Peluso figura tuttora tra i manager più pagati d'Italia (subito dopo calibri da novanta che, con tutto il rispetto per le competenze acquisite dal rampollo della Cancellieri, vantano ben altro palmares in quanto da una vita si occupano di conduzione di compagnie di assicurazioni, come Giovanni Perissinotto, Sergio Balbinot, Giovanni Battista Mazzucchelli, Mario Greco); infatti, stando alla Rivista economica edita e diretta da Paolo Panerai, i compensi 2012 percepiti dal Peluso a carico di Fondiaria-Sai e di Milano Ass.ni ammontano ad €1.182.626.
Con quale faccia ora Annamaria Cancellieri porrà mano ai delicatissimi temi istituzionali che ha sul tavolo? Cosa penseranno i cittadini in ordine alle scelte che adotterà?
In realtà, il Ministro non ha chiarito un bel nulla: l'ombra mastondontica che si staglia dietro la sua figura è, a mio sommesso avviso, quella che segue.
Per quali ragioni credibili e plausibili (le ragioni umanitarie lasciano il tempo che trovano anche se ogni detenuto deve avere uguali attenzioni da parte dell'Amministrazione penitenziaria) il Ministro di Giustizia si affretta a rendersi disponibile per "qualsiasi cosa"? Ha senso dello Stato e rispetto per le Istituzioni un Guardasigilli che, ignaro del delicatissimo ruolo che ricopre, agisce in tal modo? Cosa fecero di ingiusto i magistrati e le forze dell'ordine che il 17 luglio 2013 arrestarono Salvatore Ligresti, "povero figlio"? In conclusione, premesso che tutta la vicissitudine di Annamaria Cancellieri ha ben poco a che vedere con la triste condizione dei detenuti di cui spesso trattiamo su queste colonne, preferirei un Ministro della Giustizia amico di nessuno, che si mettesse a completa disposizione dei cittadini, non di Ligresti & Company.
Sul medesimo argomento evidenzio il brillante contributo di Barbara L. Sordi pubblicato il 1° novembre 2013 sotto il titolo "Cancellieri: dimissioni sì, no, ni?"; l'articolo della cara Barbara è già stato chiosato dai nostri affezionatissimi lettori Rosaria Mirrione e Klaus Durmont.
E Voi che ne pensate? Lasciate qui sotto un vostro commento

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