Anche se è stata già disposta ed espletata una consulenza tecnica d'ufficio, il giudice è tenuto a rinnovarla se è intervenuto un fatto nuovo, e se tale nuovo elemento necessita di una valutazione che il consulente d'ufficio non ha compiuto. E' quanto chiarisce la seconda sezione civile della Corte di Cassazione con sentenza n. 18422/2013.

Il caso esaminato dai giudici piazza Cavour riguarda un contenzioso relativo al superamento dei limiti della normale tollerabilità di rumori prodotti da un'azienda. Il CTU, misurati i decibel delle immissioni di rumore,  aveva accertato il superamento di detti limiti e il giudice di primo grado aveva imposto all'azienda di limitare la propria attività fino alla data della effettiva realizzazione degli interventi tecnici necessari a ridurre la rumorosità.


Sta di fatto che il CTU aveva semplicemente rilevato il superamento dei limiti di legge senza dare indicazioni sui lavori da eseguire per ridurre i rumori. Per questo in appello l'azienda aveva chiesto una nuova perizia deducendo che nel corso del giudizio erano stati eseguiti alcuni lavori per ridurre i rumori. La Corte d'Appello respingeva la richiesta affermando che ogni valutazione sulla idoneità di tali lavori a ricondurre la rumorosità nei limiti di legge si dovesse fare nella fase esecutiva.

Di diverso avviso la Corte di Cassazione secondo cui l'accertamento sui nuovi lavori deve invece essere fatto dal giudice di merito dato che potrebbe essere necessario dichiarare cessata la materia del contendere. Del resto, spiega la Corte, al CTU viene richiesto di esaminare nuove circostanze di fatto e non di riesaminare il primo elaborato peritale.


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