Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 38

"Lo ius soli è un'espressione giuridica di origine latina che indica l'acquisizione della cittadinanza per il fatto di nascere nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori. Si contrappone allo ius sanguinis, che indica invece l'acquisizione della cittadinanza per il fatto della nascita da un genitore in possesso della stessa cittadinanza." 

Questo è ciò che sinteticamente riporta Wikipedia, che ci basta per capire di cosa tanto si sta discutendo in questi giorni. Per rinfrescare la memoria: la neo-ministra all'Integrazione Cecile Kyenge vorrebbe, il prima possibile, un ddl sull'immigrazione, che introduca anche in Italia il principio di cittadinanza per ius soli. Tutto ciò...senza la benedizione di nessuno. Nemmeno il suo partito, il Pd, nelle parole di Letta, si dice convinto di tale possibilità. Facile immaginare la reazione poi dei super-conservatori del Pdl, da Gasparri (vicepresidente del Senato) a Schifani sono tutti uniti nella promessa che si impegneranno nel boicottare la Ministra. Che oltretutto per tale modifica dovrà vedersela a tu per tu con il fedelissimo Alfano, Ministro degli Interni, e dunque detentore di un maggior potere decisionale.

Intanto nella bagarre domandiamoci se realmente l'Italia sia pronta alla vera e propria integrazione. Vivendo in una grande città è normale avere a che fare quotidianamente con stranieri, comunitari ed extracomunitari, ma ciò non significa che si viva con normalità i rapporti con queste persone. Quanti di noi hanno amici di colore? Quanti di noi si affidano ad un professionista che provenga da un paese terzomondista? Ammettiamolo, pochissimi. Anche chi si proclama aperto e non razzista ha qualche difficoltà nell'accettare che il proprio figlio (o figlia) frequenti una scuola ad alto tasso extracomunitario, e men che meno la possibilità (ormai non troppo remota) che possa un giorno accasarsi con un extracomunitario.

Siamo realmente pronti ad un salto come in Francia? Oppure ci abbarbicheremo dietro il muro dello "straniero=brutto-sporco-e-pure-cattivo"? Personalmente sono pro-integrazione e cittadinanza a chi nasce sul suolo italico, a patto che poi ci passi un bel po' di tempo per assimilare usi e costumi, e subire anche i piaceri della lentezza della nostra classe dirigente e inettitudine di molti politici. Solo col superamento della prova "burocratica" ci si potrà realmente dichiarare cittadini italiani.

Ma allora, forse, anche le centinaia di immigrati che attendono per ore e ore in Questura potrebbero un dì fregiarsi dello stesso diritto...introducendo così anche lo ius temporis!

E voi che ne pensate? Dite la vostra utilizzando il form dei commenti qui sotto.

Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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