A margine dello stupro e dell'omicidio della studentessa Meredith Kercher e del processo da rifare per il delitto avvenuto a Perugia nella notte del primo novembre 2007, sostiene Joan Smith, begli occhi azzurri, sguardo intelligente, naso importante ed una cascata di capelli rossicci, "columnist, novelist and critic" per The Guardian, Regno Unito, che "il sistema giudiziario italiano è sul banco degli imputati, accusato di incompetenza e di misoginia".
Rifletterò in questi giorni su questa anomala definizione del settore in cui ho speso la maggior parte della mia vita. Ma sarò penalizzato dalla sottrazione (furto!) di un'ora del mio tempo per via della temibile ora legale che è scattata proprio, per seccarci ancor di più, nel bel mezzo di questa notte pasquale.
Io sono un'allodola ma ho imparato ad andare a letto molto tardi: dormo poco per natura. Non soffro di insonnia, se ripongo il libro sul comodino, ronfo all'istante.
Quando cambia il fuso orario, però, sono affetto da sindrome del jet lag; diciamola tutta, detesto l'ora legale e disistimo chi l'ha escogitata, per quanto risponda al nome di Benjamin Franklin. Risparmi energetici? A mio sommesso, criticabilissimo avviso, non serve a nulla tranne che a scocciarci, anche soltanto per riposizionarci nel tempo e rimettere a posto tutti gli orologi che ormai pullulano nelle nostre esistenze. Anzi, verosimilmente, con la diffusione nelle abitazioni e negli uffici dei condizionatori, idrovore di energia, l'ora legale - checché ne dica Terna - fa addirittura consumare ancor di più perché quell'ora di luce in più è un'ora di raffrescamento che si aggiunge.
Come cambia la percezione del tempo a seconda del nostro stato d'animo: le vacanze sono fugaci, le riunioni di lavoro insopportabilmente lunghe specie se inutili (come quasi tutte).
Nei momenti di svago il tempo si dilata e la fruizione è molto più intensa.
Da bambini o ragazzini il tempo è infinito; e la noia stimola la creatività, sbagliatissimo infagottare di impegni i nostri piccini quasi fossero dirigenti aziendali: lasciamoli bradi al pascolo della noia, sapranno riempirla inventandosi un mondo di giochi e di idee.
Poi si cresce e si diventa adulti: il tempo è un soffio; un decennio dura niente. Ora sono cinquantenne (nato nel 1963), mi par ieri che ero trentenne e debbo ancora far mente locale al fatto che sono già quarantenne. Tra un attimo ne avrò dieci di più. Si verifica una sorta di disconnessione tra retrospettiva e prospettiva.
Amo conversare con i vecchi: gran parte degli argomenti di discussione risalgono al periodo in cui erano giovani: è il picco della reminiscenza, quando i ricordi si fissano e restano indelebili. Ora è di nuovo Pasqua: auguroni a tutti i lettori di Studio Cataldi, ma che barba quest'ora legale! E Voi che ne pensate? Votate il sondaggio che rinvenite qui in calce.
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