MENO SEI GIORNI AL VOTO - Prosegue il nostro countdown pre-elettorale partito il 12 febbraio 2013 (prima parte) e continuato il 13 febbraio 2013 (seconda parte), mentre il giorno di San Valentino Studio Cataldi ha pubblicato i programmi dei partiti, un'ottima guida di sintesi per gli indecisi e per chi non si è più recato al seggio. In realtà, chi non vota non va demonizzato, come accadeva un tempo, ma profondamente rispettato: purtroppo, sino a quando non si perverrà ad una valorizzazione della manifestazione di aspro dissenso ch'è il non voto, ad esempio con il sorteggio di una quota proporzionale ai voti non espressi o invalidi, chi non va a votare approva il voto espresso dalla media degli Italiani; lo ratifica acriticamente, lo delega
ai votanti. C'è chi, come l'operaio Argentino Tellini della Vinyls di Porto Torres, darà l'ultima chance alla sinistra che ha sempre votato: "voterò quindi per Antonio Ingroia ...lo farò per disperazione, appunto perché dietro Ingroia ci sono nascosti i vari Diliberto e soci che mai più, senza la faccia dell'ex pm, avrebbero avuto occasione di rientrare in Parlamento, dove in tanti anni non hanno combinato un bel nulla, esattamente come tutti gli altri, e che, sempre come gli altri, non se ne vogliono andare, nonostante i loro fallimenti" ..."meglio appoggiare, fra i tanti limiti, il meno peggio". Molti voteranno per un ex comico (ghost writer Gianroberto Casaleggio) che all'anagrafe fa Giuseppe Piero Grillo ed ha trentotto anni quando lo cacciano dalla Rai per la battuta sui Socialisti di Bettino Craxi: le epurazioni in stile editto bulgaro di Berlusconi non c'erano ancora, ma la censura quella sì. Un tratto comune con Dario Fo, il Nobel che Beppe Grillo ha candidato alla Presidenza della Repubblica. Craxi intervenne su Pippo Baudo, scopritore e mentore di Beppe quando si esibiva in un teatro di Milano che si chiamava La Bullona. Se Craxi sapesse che ora Grillo, l'epurato di allora, prende più del doppio della media dei voti del PSI...
Ascoltiamo ora gli autorevoli suggerimenti di Maurizio Viroli, che insegna Teoria Politica all'Università di Princeton e Comunicazione Politica nell'ateneo di Lugano, tratti dal saggio intitolato "Scegliere il principe, edito nel 2013 per i tipi di Laterza: "per scegliere bene i politici e giudicare il loro operato è necessario adottare dei buoni criteri. Supponiamo, per esempio, che un candidato ci prometta di farci pagare meno tasse, o ci assicuri che potremo falsare i bilanci della nostra azienda, o costruire abusivamente, o devastare l'ambiente, corrompere ed essere corrotti senza temere la sanzione delle leggi, e anzi ci ripeta ogni giorno che i suoi e nostri mortali nemici sono i magistrati; se siamo buoni cittadini, non dovremo giudicarlo e votarlo pensando esclusivamente ai nostri interessi ma pensando innanzitutto alle conseguenze che queste promesse porterebbero.
Dovremo quindi chiederci se ci piacerebbe vivere in città degradate e povere di beni pubblici; se potremmo accettare che asili nido, scuole e università chiudano i battenti e siano sostituite da costosissimi istituti privati e che cure mediche e ospedali non siano più un diritto per tutti ma un privilegio per chi se lo può permettere; se ci converrebbe incontrare enormi difficoltà a svolgere attività imprenditoriali per la corruzione di politici e amministratori che, impuniti, decidono del nostro futuro; se accetteremmo di buon grado che nei luoghi di lavoro i più deboli siano sottoposti ad ogni sorta di umiliazioni e le carriere siano aperte solo ai raccomandati; se troveremmo piacevole essere derisi in tutto il mondo.
In questo caso, facendo prevalere il nostro interesse personale, non saremmo certo invasi da eserciti stranieri ...ma la nostra vita in Italia diventerebbe talmente penosa che le persone che hanno un minimo senso della propria dignità cercherebbero di andarsene. Chi non avesse la possibilità di farlo trascorrerebbe i suoi giorni rattristato o rattristata dalla rabbia, dal rancore e dalla malinconia.
Se invece votiamo per i candidati che a nostro giudizio dedicheranno le loro migliori energie al bene della Repubblica, avremo più probabilità (non la certezza, che nelle cose umane in generale, e in quelle politiche in particolare, non esiste) di godere dei beni del vero vivere libero e incorrotto".
Non a caso la Costituzione del Brasile varata nel 1988 nel preambolo fa espresso riferimento ad uno "Stato democratico, destinato ad assicurare ...la libertà": il riconoscimento della libertà di scelta.
Per quanto il Presidente della Repubblica in carica non oda il boom per la vittoria alle elezioni amministrative in Sicilia e nel colloquio alla Casa Bianca di un paio di giorni fa, tra un endorsement a Mario Monti e un comunicato quirinalizio di autoassoluzione (in replica, però, alle proteste del PdL: "Accuse false, niente ingerenze sul voto"), sostenendo che si tratti di "populisti", basta guardarsi attorno per scorgere che un unico movimento politico riempie da anni, costantemente, le piazze d'Italia.
Quel Movimento è il Cinquestelle di Beppe Grillo, unica novità significativa nel panorama ingessato della politica italiana.
Si tratta di antipolitica o di un ritorno alla buona politica? Saranno gli elettori a sancirlo inappellabilmente.
Ma un merito indiscutibile a M5S possiamo già assegnarlo: per quanto il Sistema imperante si sia compattato in un tacito accordo ad escluderlo (conventio ad excludendum), ha svegliato i renitenti al voto, quelli che alle urne non ci vanno più da decenni, ha convogliato al'interno del Parlamento democratico spinte che all'estero cadono nell'eversione.
Di tutto ciò i partiti tradizionali dovrebbero essere riconoscenti a Beppe Grillo ed alle sue pattuglie di ragazze/ragazzi, spesso colti, generalmente competenti, animati d'entusiasmo contagioso. Come avrebbero potuto lor Signori del Palazzo governare con un astensionismo al 70-75%? Avremo, quindi, dalla proclamazione degli eletti un Parlamento che si riempirà di freschezza, di idee nuove e tutto ciò spezzerà o almeno incrinerà il conformismo che è degenerazione del potere. Sono portato ad escludere che si faranno corrompere dal Sistema, anzi lo innerveranno di energia vitale.
La strategia dei partiti tradizionali era chiara: cade Berlusconi (che ha fatto comodo a tutto il Sistema) lasciandosi un cumulo di macerie, materiali e morali; se si fosse votato subito, gli elettori li avrebbero mandati a casa al 90%. Allora si trova uno stratagemma: si maschera da governo tecnico quel che di tecnico non ha nulla (stanno continuando in questi giorni a fare nomine in extremis nei ruoli di potere dei ministeri, tipo Beni Culturali) così gli Italiani nel frattempo si scordano tante cose e poi si ripartirà come e peggio di prima: Ava come Lava, sbiancati e mondati, negheranno perfino di essere parenti (solo omonimi!) di quelli che hanno governato o non hanno fatto l'opposizione o l'hanno fatta in modo autolesionistico nei due decenni precedenti.
Post scriptum = Perché Grillo ha annullato l'intervista che aveva concesso per le h. 20:30 di ieri sera (17.2.2013) a Sky? Probabilmente perché ha dati di fatto che gli hanno suggerito di proseguire la campagna elettorale nelle piazze, gremite anche sotto la neve. Verosimilmente sa che può vincere e si sta giocando di pancia e d'intuito tutte le chances; proprio ieri a Savona a modo suo ha detto: "Vedere questi politici in televisione, queste facce da culo che sono lì a voler dare soluzioni ai problemi che loro hanno creato ...". Infine, ha disdetto l'intervista a Sky per un suo limite: non saper condensare un pensiero in poco tempo come nella propaganda dei talk show. Ne riparleremo domani nella quarta puntata di accompagnamento al voto.
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