MENO DODICI GIORNI AL VOTO - La nostra Costituzione ha previsto un bicameralismo perfetto poiché le due Camere, che il corpo elettorale (vale a dire noi) il 24-25 febbraio 2013 è chiamato a rinnovare a suffragio universale, sono poste in posizione di perfetta parità: ciascuna delle due, Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, ha la funzione formalmente e materialmente legislativa.
La Camera dei Deputati è interamente elettiva ed è composta da 630 membri, mentre il Senato da 315, ai quali vanno aggiunti i senatori a vita, il cui esiguo numero tra poco tempo annovererà anche Giorgio Napolitano dal momento che gli ex Presidenti della Repubblica lo divengono di diritto, mentre i restanti lo sono per designazione del Presidente in carica.
Seppur con una procedura anomala e non conforme al dettato costituzionale, il Presidente Napolitano ha sciolto le Camere non appena appreso che Silvio Berlusconi non avrebbe più appoggiato la gross coalition che nel periodo 16 novembre 2011-22 dicembre 2012 ha dato vita all'ammucchiata del Governo presieduto da Mario Monti, in sostanza mai sfiduciato dalle Camere: il premier si è, infatti, dimesso all'esito dell'approvazione della legge di stabilità.
Dopo un'iniziale riluttanza di Monti, da alcuni allora addirittura designato quale naturale candidato alla successione al Quirinale, il premier attualmente in carica per gli affari correnti s'è gettato nel ring dei contendenti: ha così creato, anche con l'appoggio di movimenti cattolici, una coalizione di centro denominata Scelta Civica. Con Monti per l'Italia insieme ad UdC e Fli, vale a dire i due partiti che fanno capo rispettivamente a Casini e Fini, ex compagni di cordata di Berlusconi che lo hanno abbandonato in tempi diversi, nonché con Italia Futura che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo.
L'ingorgo istituzionale, acuito dalle esemplari e rivoluzionarie dimissioni annunciate ieri, 11 febbraio 2013, da Papa Ratzinger (che - novità pressoché assoluta - lascerà il pontificato il 28 febbraio 2013 e, quindi, si aprirà il meccanismo della sede vacante e del conclave in una Nazione come la nostra fortemente influenzata dalla dottrina d'oltre Tevere) è completato dalla simultanea votazione, definita con l'anglismo election day, per le Regioni Lazio, Lombardia e Molise; due di queste, Lazio e Lombardia, sono strategiche per la vittoria nella competizione nazionale, mentre in Molise, come vedremo più analiticamente domani nella seconda parte, non si applica il Porcellum ma il Tatarellum, in onore dello stimato politico dell'Msi e poi di AN Pinuccio Tatarella.
Inoltre, la Lombardia, risultata più popolosa a seguito del censimento del 2011, assegna ora ben 49 senatori e non più 47, mentre il Lazio per eguali ragioni passa da 27 a 28 (sei senatori vengono eletti dall'estero).
Sono chiamati a votare 24.645.449 uomini e 26.380.728 donne; il voto avrà inizio alle h.8 di domenica 24 febbraio 2013 e terminerà alle h.22 per poi riprendere alle h.7 di lunedì 25 febbraio 2013 e chiudere definitivamente i battenti alle h.15: per votare al Senato occorrerà aver compiuto 25 anni, 18 alla Camera; i residenti all'estero votano per corrispondenza ed eleggono dodici rappresentanti alla Camera e sei al Senato nelle circoscrizioni estere; le minoranze linguistiche, coalizzate o no, accedono al riparto dei seggi della Camera ottenendo almeno il 20% dei voti nella circoscrizione in cui si presentano, mentre al Senato è previsto che sei dei sette seggi di spettanza del Trentino Alto Adige vengano attribuiti secondo collegi uninominali, talché rimane in vigore il sistema del cosiddetto Mattarellum in onore all'attuale Giudice costituzionale Sergio Mattarella (fratello di Piersanti).
Gli italiani per la terza volta hanno il supplizio di votare con l'odioso sistema del Porcellum, instaurato a suo tempo, con grave strappo democratico, con un colpo di mano dalla coalizione di centro-destra senza il consenso dell'opposizione: in sostanza, in spregio ai cittadini elettori, nelle segrete stanze dei partiti vengono definite delle liste bloccate che depotenziano sin quasi ad annullarlo uno dei diritti fondamentali, il diritto di voto.
La novità assoluta di questa campagna elettorale è rappresentata dalla presenza di un movimento, quello di Beppe Grillo, già vittorioso nelle recenti elezioni in Sicilia; attualmente - ricordiamo che la pubblicazione di sondaggi demoscopici è vietata da quindici giorni prima del voto - il comico genovese è dato in una banda di oscillazione del 15-20% con consistenti potenzialità espansive in forza di un'azzeccata campagna elettorale che ha privilegiato il contatto diretto con le piazze dei potenziali elettori.
Coloro che si orienteranno per il voto al MoVimento 5 Stelle si attendono che Grillo e la sua pattuglia di neofiti della politica facciano piazza pulita di buona parte dei responsabili dell'attuale sfascio italiano, senza contaminarsi come, invece, ha dimostrato platealmente di aver fatto la Lega di Umberto Bossi che pure aveva favorito, nel 1992, il germogliare dell'ondata di moralizzazione e di ritorno alla legalità che si ebbe al tempo di Mani Pulite.
Ulteriore motivo di novità è la presenza tra gli aspiranti premier di Antonio Ingroia, valoroso magistrato in aspettativa proveniente dalla Procura della Repubblica di Palermo, che ha fondato il movimento denominato Rivoluzione Civile; altri Pubblici Ministeri di spicco sono candidati: Piero Grasso con il Pd e Stefano Dambruoso con Monti.
Il sistema di voto in vigore dopo la Legge 270 del 21 dicembre 2005 ha caratteristiche di tipo proporzionali con un ricco premio di maggioranza sino a raggiungere alla Camera dei Deputati ben 340 eletti nello schieramento vincente; le perplessità che già ha copiosamente ingenerato tale ordigno, subito disprezzato perfino dal suo stesso creatore, il leghista Roberto Calderoli, si esaltano in questa tornata elettorale in cui le coalizioni che si fronteggiano non sono più, come accaduto nel recente passato, due - fronte progressista contro Berlusconi+alleati - bensì molteplici; non essendo collegato ad un minimo di consenso raggiunto, tale sistema permetterebbe ad esempio al centro-sinistra di Pier Luigi Bersani, attualmente in vantaggio negli ultimi sondaggi disponibili, un dominio sproporzionato ai moderati consensi dei quali gode nel panorama di frammentazione balcanica; per converso sia Romano Prodi che Silvio Berlusconi fruivano di consenso effettivo per quanto l'ex Presidente della Commissione Europea prevalse per una manciata di voti (ricorderete il volto scavatissimo di Piero Fassino che nel cuore della notte diede l'annuncio con volto ferale: "Abbiamo vinto").
Malgrado la moral suasion praticata dal Presidente Napolitano in tempi in cui il suo schieramento di provenienza godeva di sondaggi che attestavano un abissale distacco, il Pd ha profittato della situazione che dovrebbe portarlo, negli auspici anche di Sel di Vendola, al 55% senza previsione di soglia minima.
In realtà, nelle ultime settimane la spenta e quasi afona campagna elettorale di Pd+Sel ha cozzato contro la rimonta incredibile del mattatore Silvio Berlusconi, che ha monopolizzato da par suo le televisioni fruendo delle endemiche carenze di regolamentazione ad opera del Pds-Ds-Pd che hanno rasentato negli anni l'autolesionismo.
Il baratro che il Porcellum ha aperto tra eletti ed elettori è spaventoso: vengono catapultati dai partiti tradizionali in collegi blindati personaggi che ignorano persino i problemi macroscopici dei territori, la loro realtà socio-economica e culturale; il meccanismo elettorale è un autentico rompicapo: la coalizione che vince ottiene il 55% dei seggi della Camera (vale a dire 340), ma la partita più cruenta si svolge al Senato ove vige un criterio di distribuzione su base regionale.
Quasi tutti ignorano che esistono due soglie ulteriori di sbarramento per le coalizioni: una è del 10% alla Camera dei Deputati, l'altra del 20% al Senato della Repubblica. Prodi contemporaneamente vinse alla Camera e perse al Senato, ma riuscì a governare, traballando sull'otto volante, per un paio d'anni confidando nell'appoggio dei senatori a vita; anomalia nell'anomalia, uno dei senatori a vita attuali, vale a dire Mario Monti, è uno degli aspiranti al premierato e parte con un voto di vantaggio proprio a quel Senato ballerino.
L'innovazione apportata dalla L. 270/2005 consiste nell'aver inaugurato il congegno della dichiarazione di collegamento, sicché, al momento del deposito del simbolo presso il Ministero degli Interni, le liste si collegano reciprocamente sottoscrivendo un comune programma elettorale.
L'apparentamento evita la dispersione di voti: a titolo esemplificativo, Sel oppure Fratelli d'Italia ben difficilmente raggiungerebbero la soglia di sbarramento alla Camera del 4% valevole per il partito che si presenta da solo (quello di Ingroia ad esempio oppure quello parimenti nuovo di zecca che fa capo ad un apprezzato Oscar Giannino, leader di Fare per Fermare il Declino), ma apparentandosi al Pd ed al PdL sia Sel che Fratelli d'Italia hanno la certezza di eleggere propri rappresentanti, in special modo in caso di vittoria della coalizione.
Poi, il premio di maggioranza farà il resto.
Al Senato la soglia è altissima: l'8% per i partiti che non si sono coalizzati; domani parleremo anche dei ...migliori perdenti in quest'incredibile pasticcio da cui, pur tuttavia, dipende il futuro dell'Italia.
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