In Italia, è sempre più complicato ottenere informazioni complete e quanto il più possibile oggettive, al fine di realizzare un pensiero politico non influenzato da mass media di fazione.

In un momento di disillusione generale nei riguardi della politica, in cui il cittadino dimostra sempre di più la sua propensione ad astenersi dal voto, i partiti italiani si danno da fare per cercare di ottenere consensi piuttosto che passive conferme di disinteresse.

L'elettore è diventato esigente. Non vuole solo promesse ma vuole sapere quali sono le ricette che un partito propone per il paese.

Convincere a votare un programma che possa rispecchiare le reali esigenze socio-politiche nazionali non è più una sfida all'oratoria ma è sempre più un toccare le problematiche quotidiane di una Italia in ginocchio per la crisi e la disoccupazione.

Ecco una panoramica sintetica dei programmi dei principali schieramenti che si dovranno confrontare alle prossime elezioni politiche.

Tasse e mercato del lavoro sembrano essere le argomentazioni principi di questa campagna elettorale. Sembra che tutti siano diventati concordi sul fatto che in Italia le tasse sono troppo alte e che vanno ridotte. Più difficile capire come ci si riuscirà in concreto, ma questo è un altro discorso.

Cosa propone il Partito Democratico (Pd), ascendente consacrato del centro-sinistra, propone una politica basata sulla progressività della tassazione. In questo caso dell'Imu per la quale dovrebbe esserci una franchigia di 500,00 Euro, che in parole povere esenterebbe dal pagamento circa sei milioni di famiglie. Il PD vorrebbe anche:
- introdurre una patrimoniale su patrimoni che superano un milione e mezzo di euro;
- abbattere le aliquote minime al 20% di Irpef, Ires e rendite finanziarie;
- bloccare al 21% l'aliquota Iva;

- alleggerire il peso fiscale del mercato del lavoro sull'impresa e sull'imprenditore, contrastando di fatto la precarietà e la bassa produttività, in modo da innalzare salari e tutelare concretamente i diritti dei lavoratori dipendenti.

Il Popolo delle Libertà (PdL), padre del centro-destra, propone una politica liberale, improntata sulle assunzioni di giovani a tempo indeterminato con una detrazione sotto forma di credito d'imposta dei contributi relativi al lavoratore assunto per i primi 5 anni quale incentivo per il datore.
Vuole inoltre favorire la riduzione delle tasse sul lavoro e sulla produzione, così da permettere una ripresa dell'economia.
Propone di restituire subito l'IMU sulla prima casa a chi l'ha già pagata.
Vuole introdurre l'impignorabilità della prima casa

Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo decide di concentrare le sue priorità sugli sprechi della politica, sulla questione fiscale di elusione ed evasione, sul mercato del lavoro, sullo sfruttamento di fonti di energia rinnovabili, e sul rispetto dell'ambiente.

Entrando nei dettagli propone di approvare una Legge anticorruzione efficace, di abolire il finanziamento pubblico ai partiti e ai giornali, di introdurre il referendum propositivo senza quorum e un referendum popolare sulla permanenza nell'euro. Propone poi: l'obbligo del voto palese su leggi di iniziativa popolare; l'istituzione di un politometro per verificare arricchimenti illeciti da parte dei politici; misure per il rilancio della piccola e media impresa sul modello francese; ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola con tagli alle Grandi Opere Inutili; Adsl libera per tutti; reddito di cittadinanza.

Lista Monti
Per quanto riguarda il movimento del Prof. Mario Monti (Lista Monti) c'è la proposta di ridurre le tasse, quali Irpef, Ires ed Imu ma lasciando la patrimoniale.

Il candidato Ingroia (Rivoluzione Civile), prendendo spunto dal Prof. Monti, propone al cittadino nel suo programma politico di eliminare l'Imu sulla prima casa, con l'eccezione di immobili commerciali di Chiesa e delle banche, rispondendo alle richieste del cittadino di accompagnare tutto ad una patrimoniale solo per le grandi ricchezze.

Tutti sembrano d'accordo (almeno in teoria) sul fatto che vadano riformate le norme sul bicameralismo, sul numero dei componenti del Parlamento, sulla legge elettorale e sui privilegi della casta politica.
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