Caro Zibaldone, confidando che un temibile Monti-bis non gli appioppi una ingiusta tassa sul nome di battesimo, Gino Michele Domenico ARNONE ai miei occhi è uno dei più promettenti giuristi di una nuova generazione che si sta formando in Italia, malgrado i pesanti dazi d'ingresso che i giovani scontano; quegli stessi dazi così lucidamente delineati da Marco Bona in un recente saggio pubblicato il 19 gennaio 2013 da Altalex in tema di riforma forense "Under 50 penalizzati da logiche logore, vessatorie e masochistiche". Certo, se il prossimo contributo lo dà a queste colonne virtuali, gli regalo un pettine (a me non serve, è nuovo: non l'ho mai usato al pari dell'ombrello, odiando ambo gli oggetti). Dalla ex DDR è avvenuta la fortunosa acquisizione di Gino Arnone, che ha già sciorinato, con successo sposato ad umiltà, un mucchio di cose significative nei suoi nemmeno trent'anni cominciati nella città di Magdeburgo, da dove il padre, poco prima del crollo del Muro di Berlino, decise di trasferirsi in Italia, suo Paese d'origine. La storia del mondo con i suoi epocali cambiamenti s'intreccia ai destini delle persone. Quel che scrive, condivisibile o no, non è mai banale, bensì sempre brillante e colto e scintillante.
Qualche giorno fa, per la precisione il 23 gennaio 2013, compare su Persona & Danno, il quotidiano online diretto da Paolo Cendon, una chicca che vorrei che i miei venticinque lettori di Studio Cataldi leggessero per farsi un'idea di come va il mondo nel dedalo assicurativo. Il titolo originale è "Colpo di frusta, lo zero è una balla!".
Signora anziana, trasportata a bordo di autoveicolo coinvolto in tamponamento stradale. Danno fisico lieve: 4 % di invalidità permanente, poco più che un "colpo di frusta", come lo chiamerebbe qualcuno. Per la signora comincia la solita trafila. Cure mediche, fisioterapia, certificato di guarigione clinica, perizia medico legale di parte e quindi invio delle raccomandate contenenti le richieste risarcitorie. Di seguito la convocazione a visita medico legale presso il consulente dell'assicurazione e poco dopo l'invio in studio di un assegno bancario davvero ridicolo. Pagate spese mediche e 30 giorni di invalidità temporanea, 0% di invalidità permanente (applicato l'art. 32 della legge 27/2012, che subordina il riconoscimento della lesione ad un accertamento strumentale) e nulla a titolo di danno morale e personalizzazione. Totale 1500 € di cui 700 di spese mediche, 240 di perizia medico legale e 495 per i 30 giorni di convalescenza.
Spese legali? Se ne parla solo se si chiude a quelle condizioni. Riscontro l'assegno lamentando l'insufficienza e invitando ad un integrazione. Con sfrontatezza il liquidatore risponde a penna, usando lo stesso fax che gli avevo inviato: "riteniamo l'offerta congrua, Cordiali saluti"….Chiamo cliente e fisso appuntamento. Le spiego, è anziana e ha paura di andare in causa, pensa sia come nei film americani. Prende 500 €/mese di pensione sociale e 1300 € non le sembrano poi tanto male. La tranquillizzo e le dico che dopo la notifica dell'atto la causa potrebbe chiudersi prima della prima udienza. Notifico: una citazione essenziale ma completa, allegate circostanze relative a sofferenza morale e personalizzazione. Quaranta giorni dopo, in prossimità della prima udienza giunge la chiamata del liquidatore. Discutiamo cortesemente, ognuno fa il suo gioco. Chiudiamo con un'integrazione di € 3.500 che porta il risarcimento ad un totale di € 5.000 tondi tondi. Lo 0% diventa 3% e viene riconosciuto un forfait per danni morali e personalizzazione. Ognuno è libero di trarre le sue valutazioni. Io un'idea me la sono fatta.
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