POSTA & RISPOSTA n. 363 vola alto grazie al nostro lettore Michele P. Righetti che, ancorché non economista, ci porta sul terreno di più esteso dibattito degli ultimi tempi: l'economia ed i suoi complicati sistemi; gli lascio illico et immediate la parola.
"Se vogliamo comprendere il funzionamento di un sistema complesso dobbiamo prima di tutto ridurlo ai minimi termini. Così se vogliamo comprendere le dinamiche che regolano l'economia del nostro Paese dobbiamo cercare di rappresentarla in un modello semplificato.
Proviamo quindi a rappresentare l'intera produzione economica con 10 bottiglie di vino e supponiamo che quella sia la massima capacità produttiva in un periodo di massima espansione economica.
Se c'è un aumento della domanda (ossia se aumenta la richiesta di produzione di bottiglie di vino) inevitabilmente il prezzo delle bottiglie aumenterà perché non è possibile produrre più di 10 bottiglie.
Proviamo ora a rappresentare la domanda da parte dei consumatori con 10 monete da 1 euro. La capacità di spesa totale sarà di 10 euro.
Immaginiamo ora che in un periodo di stabilità economica ci siano da un lato 10 monete da 1 euro da poter spendere per acquistare bottiglie di vino e dall'altro ci sia una capacità produttiva massima di 10 bottiglie di vino.
Ciascuna bottiglia sarà venduta a un euro e la domanda di acquisto di bottiglie sarà pienamente soddisfatta.
Lo Stato preleverà attraverso le tasse una percentuale dalla produzione e vendita delle 10 bottiglie e questi soldi li reimmetterà nel mercato attraverso la spesa pubblica.
Immaginiamo ora che per svariate ragioni la capacità di spesa si sia ridotta da 10 a 4 euro e che pertanto nel mercato la domanda di bottiglie si sia ridotta a 4 unità.
Il sistema produttivo a quel punto dovrà necessariamente ridurre la produzione dato che più di 4 bottiglie non riesce a vendere.
Aumenteranno così anche i disoccupati.
La crisi dei consumi dunque ha investito anche la produzione e conseguentemente si è ridotto il prodotto interno lordo. Se lo Stato si regge anche su un debito pubblico, allora la crisi dei consumi e della produzione diventerà anche una crisi del debito pubblico dato che aumenterà il divario tra prodotto interno lordo e indebitamento.
Aggiungiamo a questo che lo Stato avrà meno entrate dalla produzione dato che la percentuale di tassazione non sarà più applicata su 10 euro ma su 4.
Vediamo ora quali strade si possono seguire per uscire da questa crisi.
La prima possibilità è quella di adottare una politica di austerity ed aumentare dunque le tasse.
Lo Stato preleverà ad esempio 1 euro anche sui 4 euro rimasti ai consumatori.
A quel punto ci saranno solo 3 euro per acquistare bottiglie.
Il sistema produttivo si contrarrà di nuovo e inizierà a produrre solo 3 bottiglie.
Anche lo Stato percepirà meno dalla tassazione sulla produzione e vendita di bottiglie dato che applicherà le aliquote su 3 euro invece che su 4 euro.
La politica di austerity quindi produrrà una spirale di recessione aggravando di fatto la crisi.
Ma vediamo cosa accade se al contrario si adotta una politica di espansione.
Immaginiamo che lo Stato possa stampare i 6 euro che mancano per fare tornare a 10 la capacità di spesa.
Per farlo distribuirà incentivi o buoni per l'acquisto.
In questo caso la domanda tornerà ad avere a disposizione 10 euro per acquistare bottiglie e allora il sistema produttivo tornerà ad assumere e a produrre le 10 bottiglie di vino.
Unica accortezza è non stampare troppi euro e vediamo perchè.
Se lo stato dove stampare 16 euro la domanda avrebbe a disposizione 20 euro per acquistare bottiglie di vino ma dato che la massima capacità produttiva è di 10 bottiglie il sistema produttivo, a fronte di una aumento della domanda, aumenterà il prezzo delle bottiglie fino a che ogni bottiglia arriverà a costare 2 euro. Un processo questo chiamato inflazione.
Quando ci saranno 20 euro da spendere e le 10 bottiglie arriveranno a costare 2 euro ciascuna, si sarà creato un nuovo equilibro interno ma questo potrebbe creare problemi nei rapporti con l'estero.
In questo modello semplificato sembra quindi che la soluzione migliore sia quella di stampare moneta a patto di farlo nella misura giusta.
Per quanto riguarda i paesi europei, gli Stati membri non possono stampare moneta perchè deve farlo la Banca Centrale Europea.
Ciò non significa che questa soluzione debba essere accantonata. Significa solo che è compito dell'Europa adottare una soluzione di questo tipo per far fronte alla crisi accettando anche una possibile lieve svalutazione dell'euro.
Se l'Europa continuerà nella direzione dell'austerity prima o poi alcuni stati membri andranno in default e trascineranno con sé altri paesi in una drammatica spirale recessiva che vedrà coinvolta l'Europa intera.
In conclusione la scelta migliore appare quella di una politica di espansione che solo l'Europa può adottare.
Spero di sbagliarmi perchè non sono un economista ma temo che la strada giusta sia proprio questa!" - Caro Michele, non sarai mica il Michele l'Intenditore della pubblicità d'antan del Glen Grant? Infatti, con raro nitore di idee e semplicità/precisione lessicale (al di là di pseudotecnicismi, il rigore linguistico a mio modo di vedere è un prerequisito della chiarezza) hai fotografato l'attuale situazione economica nei suoi esatti scenari. Hai disegnato l'esistente. Quale soluzione alla "spirale recessiva", per adoperare il Tuo stesso sintagma? Qui, ahimé, risponderTi non so. E perciò lancio un appello all'universo web: esiste tra i frequentatori di Studio Cataldi un Economista con la maiuscola che possa darci un parere sull'intuizione del lettore? Vinto il tabù svalutazione, stampare moneta è la ricetta giusta (o potrebbe esserlo potenzialmente)?
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