Sembra uno scherzo, e invece purtroppo è la realtà racchiusa in un trafiletto su un quotidiano, così da apparire quasi una notizia di pochissimo conto, ed invece di conto ne ha, eccome. Un episodio di terribile condotta repressiva nei confronti di chi ha già tanto patito. Mi riferisco all'alleggerimento in busta che molti (in realtà quasi tutti) degli impiegati nelle zone devastate dal terremoto hanno dovuto subire a fine Settembre. Il fattaccio è causa di una già sciagurata decisione di qualche mese fa, che in pochi forse riordano (se non i diretti interessati, come quasi sempre accade), e cioè che lo Stato aveva deciso di non prorogare oltre il 30 Settembre il termine delle tasse, dovute dalle aziende nei comuni colpiti da terremoto; ben 70 in Emilia Romagna, 32 nel mantovano e 16 in Veneto . Una proroga
di soli tre mesi, grazie ad un decreto della Protezione Civile, che fece discutere al momento, ma che poi passò nel dimenticatoio tra le tante ingiustizie, o scandali, che giornalmente si materializzano. Il decreto prevedeva il congelamento del pagamento di alcune imposte, tra cui l'Irpef appunto, il fisco ne ha poi prorogato il pagamento a fine novembre, escludendo però i sostituti d'imposta. Ed ecco qui il lato dolente, tutte le aziende e società nominate sostituti d'imposta dai propri dipendenti hanno dovuto, e voluto, rispettare la scadenzadi fine settembre.

Le aziende terremotate dunque hanno preso alla lettera l'obbligo di versare il dovuto per l'Irpef, a tal punto che, per non incappare in sanzioni dall'Agenzia delle Entrate (rea di aver fatto la voce forse un po' troppo grossa, anche se dovremmo esserci abituati) ha preferito ovviare qualsiasi fraintendimento versando il dovuto in un solo colpo. Colpo che però si è rivelato una mazzata tremenda per tutti quei lavoratori (ben il 10%) che hanno percepito uno stipendio pari a qualche euro, un po' più sopportabile (ma comunque molto fastidiosa) per quelli a cui sono rimasti almeno 4-500 euro, visto che l'Irpef viene proprio dai loro emolumenti.

Le aziende forse avranno agito anche in fretta e furia, visto che non è ben chiaro se le Entrate volessero o meno il dovuto in un colpo solo, soprattutto alla luce di un Abruzzo che lo ha fatto (o meglio, lo sta ancora facendo) in 120 rate o di un Molise che ancora attende di farlo; fatto sta che non si sono certo rifiutati di intascare i soldi con tale puntualità. Masimo Marchini, segretario di Cgil a Mantova, si è dato già da fare perché giunga al ministro dell'economia Grilli la richiesta di un ripensamento e un dietro-front, che ci pare assai remoto visto che i soldi sono già al sicuro nei forzieri statali.

Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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