Per l'assegno di divorzio la convivenza non vale. Pertanto al coniuge che ne ha diritto e che non e' passato a nuove nozze spetta una indennita' di fine rapporto che tenga conto della 'durata effettiva del matrimonio' non avendo alcun valore il periodo di convivenza. Lo ha stabilito la Cassazione che ha respinto il ricorso di Alberto B., un medico di Modena che dopo il divorzio dalla moglie era stato condannato a versarle una indennita' di fine rapporto pari al 40%, oltre ad un assegno di mantenimento
di 1250 euro mensili. Il professionista ha protestato a piazza Cavour, sostenendo che per l'indennita' si doveva considerare il periodo di convivenza con esclusione di quello succesivo alla separazione. Per la Suprema Corte invece bisogna considerare 'la durata del matrimonio e non gia' quella della effettiva convivenza' poiche' va 'valorizzato il contributo che il coniuge piu' debole normalmente continua a fornire durante il periodo di separazione, soprattutto nel caso in cui sia affidatario di figli minori'.

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