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Gli effetti della separazione: diritto al mantenimento o agli alimenti

La separazione dei coniugi (indice delle guide)

Mantenimento o alimenti come conseguenza sul piano patrimoniale


Una delle conseguenze di tipo patrimoniale di maggior rilievo è l'eventuale diritto di uno dei coniugi al mantenimento ovvero agli alimenti, sulla base di presupposti diversi ed espressamente previsti. Diversi i presupposti perchè diversi sono gli obiettivi perseguiti da ciascuno dei due istituti: se l'assegno di mantenimento ha lo scopo di conservare un tenore di vita, se non uguale, quanto meno simile a quello mantenuto in pendenza di matrimonio al coniuge che non possiede sufficienti mezzi economici, l'obbligo di corrispondere gli alimenti - previsto dall'art. 156 codice civile - sorge laddove invece risulti arduo per uno dei due coniugi mantenere uno stile di vita che, nella nostra società, possa essere qualificato come dignitoso. Per tale motivo esso spetta anche se, nei confronti del beneficiario, sia stata addebitata la separazione per colpa.


Presupposti per la concessione dell'assegno di mantenimento


Per quanto riguarda il primo tipo di ausilio economico, questo spetta qualora il giudice lo disponga, valutate attentamente tutte le circostanze del caso, al fine di tentare un riequilibrio delle condizioni patrimoniali delle due parti, in modo che entrambi possano mantenere lo stesso tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. I presupposti necessari per il sorgere del diritto di uno dei coniugi a percepire l'assegno di mantenimento a carico dell'altro (ex art. 156, comma 1 c.c.) sono, da un lato, che la parte beneficiaria non abbia adeguati redditi propri, che la separazione non sia a lui addebitabile per colpa, che non dichiari espressamente di rinunciarvi e, dall'altro lato, che il coniuge tenuto a versare l'assegno di mantenimento (di regola con cadenza mensile) si trovi effettivamente nella condizione economica di poter sostenere siffatto esborso.


Allo scopo di tutelare il coniuge più debole la legge prevede che se l'obbligato non provvede a versare nei tempi stabiliti l'assegno, su richiesta del primo, il giudice avrà il potere di disporre il sequestro di una parte dei beni dell'inadempiente, oppure di ordinare a terzi (es. al datore di lavoro del coniuge obbligato) il pagamento della somma dovuta. Una parte minoritaria della giurisprudenza di merito (si veda, al proposito, Trib. Milano sent. 10 febbraio 1999 e sent. 4 giugno 2002), inoltre, ha condannato il coniuge cui era stata addebitata la separazione, in aggiunta al versamento dell'assegno di mantenimento, anche al risarcimento dei danni per responsabilità c.d. "aquiliana" ai sensi dell'art. 2043 codice civile.


Il Tribunale di Milano, in definitiva, ha ritenuto che tale forma di tutela debba essere riconosciuta, ovviamente al concorrere di tutti i suoi presupposti, anche in caso di violazione dei doveri coniugali, avendo quest'ultimi piena natura giuridica e non solo morale. Ma la Suprema Corte è orientata, sul punto, in maniera opposta: probabilmente anche al fine di evitare forme di "accanimento" nei confronti del coniuge cui è addebitabile la separazione, difatti, la Cassazione (ad esempio cfr. Cass. Civ. sent. n. 3367 del 1993) ha escluso l'applicabilità dell'art. 2043 codice civile in simili circostanze, ribadendo che, in deroga ai principi generali del nostro ordinamento, l'addebito della separazione comporta solo gli effetti espressamente previsti dalla legge.


Su questo argomento vedi anche: L'assegno di mantenimento un approfondimento di Licia Albertazzi;
- Articoli e sentenze in materia di assegno di mantenimento.

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