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Effetti del divorzio sui rapporti tra gli ex coniugi

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Guida sul divorzio

Cosa cambia dopo il divorzio

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Sotto il profilo personale, tra le principali conseguenze del venir meno dello status di coniuge, sicuramente sono da evidenziare la definitiva cessazione dei reciproci obblighi coniugali (di cui agli artt. 51, 143, 149 c.c.) e il recupero dello stato libero per entrambi i coniugi, seppur solo per l'ordinamento civile anche per i matrimoni c.d. concordatari, restando indissolubile il sacramento del matrimonio per la Chiesa Cattolica. Alla moglie, inoltre, sarà inibito l'uso del cognome del marito, a meno che il Tribunale non la autorizzi, dopo aver accertato la sussistenza di un interesse in tal senso, meritevole di tutela, suo o dei figli.

Il TFR del coniuge divorziato

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Nel momento in cui uno dei due ex coniugi va in pensione dopo che sia stata pronunciata sentenza di divorzio o, per ormai pacifica interpretazione giurisprudenziale, anche dopo che sia stata solo proposta la domanda di divorzio, all'altro coniuge spetta una quota del trattamento di fine rapporto di cui egli diviene in conseguenza titolare (sul punto, si vedano Corte Costituzionale sent. n. 23 del 1991 e Cass. Civ. sent. n. 1222 del 2000).

Più nel dettaglio, se l'indennità matura dopo la domanda di divorzio ma prima della sentenza, il diritto potrà essere dichiarato in sentenza; se invece matura dopo la sentenza di divorzio il coniuge interessato deve presentare al Tribunale un'apposita istanza volta ad accertare e riconoscere il suo diritto.

In ogni caso, la quota di TFR dovuta dal titolare all'ex coniuge è pari al 40% dell'indennità totale riferibile agli anni in cui il rapporto di lavoro è coinciso con la separazione, compreso il periodo di separazione legale.

Si precisa che il diritto di percepire una quota del TFR dell'ex sorge in capo al coniuge divorziato non sempre e comunque ma solo in presenza di due presupposti.

Innanzitutto, il divorziato deve già percepire dall'ex (titolare del TFR) un assegno divorzile versato con cadenza periodica.

In secondo luogo, per poter ottenere una quota dell'indennità altrui, egli non deve essere convolato a seconde nozze.

Cosa accade se l'ex coniuge muore

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In caso di morte dell'ex coniuge, inoltre, il divorziato, poiché è definitivamente venuto meno il vincolo matrimoniale, non dovrebbe poter vantare alcun diritto sull'eredità. Il legislatore, tuttavia, ha previsto che permangano delle aspettative legittime a determinate condizioni, a favore dell'ex coniuge del defunto. Se taluno muore senza lasciare un coniuge superstite, in particolare, La pensione di reversibilità spetta all'ex coniuge, a patto che quest'ultimo avesse diritto a percepire l'assegno divorzile in virtù di una pronuncia giurisdizionale.

Qualora, invece, vi sia un coniuge superstite, il Tribunale attribuisce all'ex coniuge, sempre solo se titolare dell'assegno, una quota della pensione e degli altri assegni, tenendo conto, per il calcolo di tale quota, non solo della durata del rispettivo rapporto, ma anche di altre circostanze, come l'eventuale stato di bisogno del coniuge attuale e dell'ex coniuge. Quest'ultimo, peraltro, non avrà nessun diritto se l'assegno divorzile è stato già versato in un'unica soluzione.

Cosa accade al fondo patrimoniale della famiglia

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Sotto il profilo strettamente patrimoniale, infine, il divorzio determina la cessazione della destinazione del fondo patrimoniale (ex art. 171 c.c.), della comunione legale dei beni (ex art. 191 c.c.), sempre che tale effetto non fosse già scaturito dalla pronuncia di separazione personale dei coniugi, nonché il venir meno della partecipazione dell'ex coniuge all'eventuale impresa familiare (art. 230 bis c.c.).