Per il Tribunale del Lavoro di Catania il licenziamento intimato via chat assolve all'onere della forma scritta

di Marina Crisafi - Si può essere licenziati con un semplice messaggino su Whatsapp? A quanto pare sì. A sancirlo è il Tribunale del Lavoro di Catania con una pronuncia del 27 giugno scorso, giudice Mario Fiorentino, che farà senz'altro discutere.

La vicenda

La vicenda, resa nota dai legali dell'azienda, vede protagonista una ex dipendente che avendo ricevuto la notizia del suo licenziamento via Whatsapp aveva presentato ricorso in tribunale. Ma il giudice catanese ha rigettato il ricorso. "La pronuncia - spiega soddisfatto ad Adnkronos l'avvocato Giovanni Lotà che insieme alla collega Tiziana Castelli rappresentavano l'azienda - dimostra come anche il diritto deve fare i conti con le nuove tecnologie e le nuove forme di comunicazione come WhatsApp e i social media che fanno ormai parte integrante della quotidianità di ognuno e che non possono non vedersi riconosciuti un valore anche 'giuridicamente rilevante'".

Licenziamento su Whatsapp, equivale a forma scritta

Il licenziamento intimato via chat, per il giudice Fiorentino, è ammissibile giacchè "assolve l'onere della forma scritta" trattandosi di un "documento informatico", per di più con la prova dell'avvenuta ricezione (ossia l'impugnativa presentata dal dipendente).

Per il tribunale, si legge nel provvedimento, la modalità utilizzata dall'azienda datrice, nel caso di specie, "appare idonea ad assolvere ai requisiti formali in esame - giacché - la volontà di licenziare è stata comunicata per iscritto alla lavoratrice in maniera inequivoca come del resto dimostra la reazione da subito manifesta dalla predetta parte".


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