Il Tribunale di Bari ha condannato l'Asl al pagamento di 165mila euro nei confronti di tredici dipendenti riconoscendo il tempo tuta come orario di lavoro

di Gabriella Lax - Anche il tempo per indossare la divisa ("tempo tuta") fa parte dell'orario lavorativo e, per questo, va retribuito. A questa decisione è arrivato il Tribunale di Bari con una recentissima pronuncia che ha condannato l'Asl al pagamento di 165mila euro nei confronti di tredici dipendenti.

Il "tempo tuta" è lavoro e va retribuito

Il "tempo tuta", ossia quello necessario ad indossare e levare la divisa rientra nelle ore di lavoro e dunque va pagato, secondo i giudici pugliesi. Accanto ai lavoratori socio sanitari della Asl di Bari, il sindacato Usppi Puglia. «Questo tempo non era mai stato retribuito dall'amministrazione sanitaria» evidenziano il segretario nazionale Usppi Nicola Brescia e il segretario provinciale Gianfranco Virgilio in una nota, ipotizzando una «causa pilota» e annunciando che «da questo momento molti altri dipendenti vedranno riconosciuto questo diritto comprensivo del risarcimento retroattivo per gli emolumenti non versati dall'azienda sanitaria, rispetto all'orario effettivamente realizzato».

L'azienda, che pagherà anche le spese processuali, dovrà retribuire ulteriori 20 minuti di lavoro (dieci minuti prima e altri dieci dopo il turno), per ogni giorno di servizio effettivo dal 1995 ad oggi.

La Cassazione sul tempo tuta

Dello stesso avviso, del resto, la Cassazione (cfr., tra le ultime, sentenza n. 2965/2017) secondo la quale, il tempo che serve per indossare la divisa aziendale deve essere retribuito laddove la relativa prestazione, benchè accessoria e strumentale rispetto a quella lavorativa vada eseguita nell'ambito della disciplina d'impresa e sia esigibile dal datore di lavoro. Nella specie, la S.C. si era pronunciata sul ricorso di alcuni dipendenti di un'azienda produttrice di gelati che chiedevano il riconoscimento della retribuzione per il tempo impiegato per indossare e togliere gli abiti imposti dal datore di lavoro (tute, copricapi, ecc.). Accogliendo in parte i motivi proposti dai lavoratori, gli Ermellini hanno sancito che il tempo di vestizione necessario per indossare la divisa aziendale rientra nell'orario di lavoro, e allo stesso quindi deve corrispondere una retribuzione aggiuntiva, "se è assoggettato al potere di conformazione del datore di lavoro; l'eterodirezione può derivare dall'esplicita disciplina d'impresa o risultare implicitamente dalla natura degli indumenti, o dalla specifica funzione che devono assolvere, quando gli stessi siano diversi da quelli utilizzati o utilizzabili secondo un criterio di normalità sociale dell'abbigliamento".

Leggi in merito: "Cassazione: il tempo divisa va retribuito"

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