Intervista a Giorgio Marcon, consulente tecnico e inventore di sistemi di sicurezza in prevenzione su strada

di Gabriella Lax - Gli avvocati «possono richiedere il sequestro dell'etilometro». Non soltanto. «Ci sono degli avvocati che stanno chiedendo i danni alla pubblica amministrazione, tenuta a controllare che lo strumento sia valido in tutte le sue caratteristiche. Si prefigurerebbe la responsabilità in solido a questo punto». 

A sostenerlo è Giorgio Marconconsulente tecnico dell'Unione Nazionale consumatori e di molti studi legali ed inventore di sistemi di sicurezza in prevenzione su strada e sul lavoro, membro del "Coordinamento nazionale per la sicurezza". 

Etilometri, autovelox, photored, telelaser, per l'esperto trevigiano, noto per le sue battaglie contro tali sistemi, non hanno segreti. Marcon è riuscito a scovare i limiti costruttivi di ogni apparecchiatura nascosti attraverso la manipolazione del software che li gestisce. 

Sull'etilometro Marcon si era espresso più volte affermando che questo apparecchio «non ha nemmeno l'omologazione. La chiamano omologazione ma in realtà è un decreto dirigenziale. Il ministero non risponde, nemmeno ai magistrati: quando viene richiesta la documentazione oppone violazione della privacy e diritto industriale». 

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Nella sua relazione sugli etilometri, sotto allegata, Marcon parte dall'importante presupposto che «Nessuno strumento, per quanta attenzione si possa prestare nel suo utilizzo, potrà dare la certezza del risultato ottenuto se non è messo in comparazione con altri strumenti e sottoposto a test continui di validità, come nei casi dell'etilometro e di tutte le apparecchiature utilizzate nell'esame del sangue e sostanze dopanti». 

Ci racconta come è arrivato a sostenere le sue tesi?

«Dopo il 2006 non sono state fatte le verifiche sugli strumenti come gli etilometri. Nel momento in cui sono state messe in discussione le verifiche per porre rimedio al fatto che si diceva fosse una grande truffa (e che l'etilometro fosse ritirato) furono effettuate verifiche a stampa, inserendo dati che non erano veritieri» denuncia Marcon. 

Finchè «si tratta di prevenire va bene. Ma ci sono interessi che ledono le libertà dei cittadini, serve tutelare la vita certo, ma bisogna farlo con intelligenza: non si possono mettere tutti nello stesso calderone per uno strumento taroccato» continua l'esperto. 

La legge 196 del 1990 «prevede caratteristiche dello strumento che superino le verifiche e prevede anche il certificato di omologazione, che deve rilasciare l'azienda, col numero progressivo che identifica l'etilometro (che in quel momento è andato in funzione). Quando non fanno queste cose si creano danni, usando uno stesso numero di serie e una dichiarazione di conformità, con un'unica verifica se ne fanno mille, mille che anche se non funzionano vanno bene lo stesso». 

Alla luce di quanto emerso, «nell'ultima fase del dibattimento si può chiedere l'istanza di sequestro; dell'etilometro molti avvocati lo stanno già facendo. A sostegno, la mancanza di verifiche e di manutenzioni periodiche, che fanno parte di precise direttive europee recepite dall'Italia che non si è mai adeguata ed ha anche ricevuto sanzioni. Si superano gli errori massimi prestabliti, avendolo usato ugualmente - in conclusione chiarisce Marcon - è una truffa ci sono le prove tecniche per dimostrarlo».

Relazione sequestro etilometro a cura del perito Giorgio Marcon

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