La polizia di Stato lancia l'allarme e pubblica un vademecum per i genitori

di Gabriella Lax - Un gioco nato per spingere al suicidio persone indegne di vivere. Questo l'obiettivo voluto dall'ideatore della Blue Whale Challenge ("balena blu", il cetaceo che per morire decide di spiaggiarsi), un gioco che consiste nel contattare, attraverso falsi profili sui social, giovani e giovanissimi per proporre loro una sfida che passa attraverso 50 prove, sempre più difficili e più pericolose fino all'ultima che richiederebbe di gettarsi dall'alto del palazzo più alto della città, filmando il tutto. La regola generale è quella di non dire nulla ai genitori e di inviare il materiale a testimonianza che le azioni sono state eseguite ad un curatore colui che, di volta in volta, impartisce le regole. Una volta accettato di partecipare, il giocatore non può tirarsi indietro per le minacce di ritorsione contro se stesso e i familiari. Atti di autolesionismo, selfie in situazioni estremamente pericolose le sfide richieste fino all'istigazione al suicidio finale del gioco perverso.

Blue Whale dalla Russia all'Italia

Le indagini giornalistiche portano in Russia, dove i casi di suicidi tra adolescenti protagonisti, loro malgrado, di questo gioco nato sui social hanno raggiunto numeri tanto elevati quanto incomprensibili (circa 160), fino all'arresto di un 22enne studente di psicologia, ritenuto l'ideatore del gioco assassino che ha mietuto centinaia di vittime tra bambini e ragazzi di età compresa tra i nove e i 16 anni. 

Dalla Russia il gioco macabro ha raggiunto il Brasile, ma anche Francia e Inghilterra. In Italia, si registra il caso di un ragazzino suicida a Livorno che si è buttato da un grattacielo cittadino: il timore è che la Blue Whale sia arrivata anche nel nostro Paese.

Polizia: consigli per i genitori

A tal proposito dalla pagina Facebook

Una vita da Social, la polizia di Stato lancia l'allarme e fornisce un vademecum per i genitori degli adolescenti: aumentare il dialogo sui temi della sicurezza in rete, parlare con i ragazzi di quello che i media dicono e cercare di far esprimere loro un'opinione su questo fenomeno. Non solo. Prestare attenzione a cambiamenti repentini di rendimento scolastico, socializzazione, ritmo sonno-veglia (alcuni passi prevedono di autoinfliggersi ferite, di svegliarsi alle 4.20 del mattino per vedere video horror, ascoltare musica triste). Se si ha il sospetto che il proprio figlio frequenta spazi web sulla "Blue Whale", consigliano gli agenti, parlarne senza esprimere giudizi, senza drammatizzare né sminuire. Se il figlio/a racconta che c'è un compagno/a che partecipa alla sfida, non esitare a comunicarlo ai genitori del ragazzo se si ha un rapporto confidenziale o alla scuola in caso contrario. Infine, se non si è in grado di identificare con certezza il ragazzo/a in pericolo, recarsi presso un ufficio di Polizia o segnalare i fatti sul sito del Commissariato della Polizia di Stato; sulla pagina Facebook del commissariato o su quella Una vita da social.  


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