Tra i presupposti per il riconoscimento della prestazione previdenziale, infatti, vi è anche il godimento di un assegno divorzile a carico dell'ex defunto

di Valeria Zeppilli - Come ormai noto a tutti, la Corte di cassazione, con sentenza numero 11504/2017, ha detto addio al mantenimento del tenore di vita come elemento idoneo a influenzare il diritto dell'ex coniuge a beneficiare dell'assegno divorzile (leggi: "Divorzio: la Cassazione dice addio al tenore di vita. Ecco le motivazioni").

Si tratta di una sentenza che comporta effetti importantissimi che investono direttamente il diritto di famiglia ma non solo.

Considerato che, verosimilmente, d'ora in poi saranno molti di meno i divorziati che avranno diritto all'assegno, se ci si sofferma a considerare la questione da una prospettiva più ampia giunge agli occhi un'altra conseguenza rilevante: quella che incide sul riconoscimento del diritto alla pensione di reversibilità dell'ex coniuge del defunto. 

La pensione di reversibilità

Il beneficio della reversibilità, infatti, spetta all'ex coniuge del defunto solo in presenza di requisiti precisi, tra i quali rientra anche il godimento da parte del superstite di un assegno divorzile versato con cadenza periodica.

Ad esso si aggiungono poi le circostanze che il divorziato superstite non si sia risposato e che il rapporto di lavoro dal quale deriva il trattamento pensionistico del defunto sia stato instaurato prima della sentenza di divorzio

Insomma, se già era chiaro l'intento del legislatore di evitare abusi dell'istituto della reversibilità, oggi, con la nuova interpretazione fornita dalla Cassazione in materia di assegno divorzile, per l'ex coniuge anche ottenere il trattamento previdenziale diventa molto più difficile.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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