La bocciatura dell'Agcom sulla fatturazione a 28 giorni riguarda sia la telefonia fissa che i servizi ad essa abbinati, come l'Adsl

di Gabriella Lax - Arriva una solenne bocciatura alle telco da parte di Agcom. Fatturazione e rinnovo dei servizi di telefonia fissa devono seguire una cadenza mensile, per i servizi di telefonia mobile invece non si può scendere sotto i 28 giorni. Così ha stabilito il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dopo la relazione del commissario Francesco Posteraro, con un provvedimento nato affinché «l'utente abbia la corretta percezione del prezzo offerto da ciascun operatore e la corretta informazione sul costo indicato in bolletta per l'uso dei servizi». Sono state bloccate quindi le recenti manovre operate da parte di alcuni gestori, che avevano portato la cadenza per la fatturazione della telefonia fissa a 28 giorni, ricavando in tal modo una "tredicesima mensilità" che avrebbe pesato in maniera notevole sulle tasche degli utenti. 

Sempre la delibera stabilisce che qualora sia in atto una convergenza che coinvolga la telefonia fissa (esempio un contratto combinato Adsl, telefonia mobile e fissa), prevale la cadenza prevista per quest'ultima, ovvero su base mensile. L'Autorità garante delle comunicazioni chiede quindi a Vodafone e Wind di cambiare le proprie offerte, anche per gli utenti già attivi. Chiede invece a Fastweb e Tim di bloccare il passaggio annunciato (ma ancora non attivo) a offerte a 28 giorni. Dà 90 giorni agli operatori per adeguarsi. Tutti gli operatori, su fisso e mobile, sono passati a questo tipo di tariffazione che fa scattare l'addebito ogni quattro settimane invece che ogni mese, con un aumento dell'8,6% dei prezzi e il rischio di una ridotta trasparenza tariffaria per gli utenti. Agcom invece impone su cellulare che le tariffe siano solo al minimo a 28 giorni, ma gli operatori devono avvisare gli utenti via sms dell'avvenuto addebito (per migliorarne la trasparenza). 

Sul piede di guerra gli operatori sono pronti a fare ricorso al Tar, tramite la propria associazione Asstel, ritenendo che questa mossa dell'Autorità non abbia adeguato fondamento giuridico. Per gli operatori l'utente è tutelato a sufficienza grazie al diritto di recesso, che può esercitare entro trenta giorni dopo aver ricevuto notizia che la propria offerta passa da tariffazione mensile a quella a 28 giorni.

Soddisfatta per le risultanze Federconsumatori nazionale che commenta «Non smetteremo di vigilare su tali pratiche e di interpellare l'Autorità ogni volta che se ne presenterà la necessità. Il nostro obiettivo, inoltre, è quello di giungere ad una modifica della norma che riconosce troppe discrezionalità di modifiche unilaterali dei contratti da parte dei gestori, pratica di cui, spesso, questi ultimi abusano a danno dei cittadini».

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