Confermata condanna in appello per istituto paritario trentino per discriminazione nei confronti dell'insegnante

di Gabriella Lax - Una docente omosessuale oggetto di discriminazioni e la scuola viene condannata proprio ieri nel giorno delle celebrazioni per la donna.

La sezione lavoro della Corte di appello di Trento, come riporta l'Ansa, ha confermato la condanna dell'istituto paritario "Sacro Cuore" di Trento per discriminazione nei confronti di una insegnante, cui era stato chiesto di smentire voci per le quali avrebbe intrattenuto una convivenza sentimentale con un'altra donna. È stato accolto l'appello proposto dalla docente discriminata e dalle due associazioni Cgil del Trentino e Associazione radicale "Certi diritti", mentre è stato rigettato l'appello incidentale della scuola. La sentenza ha condannato l'istituto religioso a pagare 43 mila euro all'insegnante, 20 mila alle altre parti civili più le spese.

«Mi ritengo finalmente reintegrata nella mia dignità di docente e di donna, fatto che assume una particolare importanza oggi 8 marzo. Sono anche contenta che in Italia si ribadisca che la vita privata di ognuna e ognuno è per l'appunto privata e che nessun datore di lavoro può entrare nelle nostre famiglie e chiedere chi siamo, chi amiamo o se vogliamo come donne abortire o meno» ha spiegato la donna, protagonista della vicenda. Per Alexander Schuster, legale della donna: «La sentenza aumenta il risarcimento a favore sia della docente (circa 44.000 euro), sia delle due organizzazioni (10.000 euro a ciascuna) e riconosce che la docente fu oggetto di una diffamazione e di una ritorsione discriminatoria nell'estate 2014».

Per il segretario della Cgil di Trento, Franco Ianeselli: «La decisione della Corte d'appello di Trento riafferma il principio che sul posto di lavoro non si può essere discriminati per il proprio o presunto orientamento sessuale. Siamo soddisfatti della sentenza». 

Sulla vicenda si registra anche l'intervento di Gabriele Piazzoni, segretario nazionale Arcigay che chiarisce «Apprendiamo con grande soddisfazione della sentenza d'appello che ha confermato la condanna nei confronti dell'istituto di Trento, colpevole di non aver rinnovato il contratto

a un'insegnante perché lesbica. Questo nuovo pronunciamento ribadisce l'impossibilità di attenuare o condizionare il reato di discriminazione: niente, nemmeno le convinzioni religiose, possono giustificare o rendere possibile un'azione discriminatoria - prosegue - L'Istituto condannato, quale che sia il sentimento religioso che lo ispira, deve rispettare le leggi della nostra Repubblica, che sono quelle di uno stato laico, in cui nessuna credenza viene elevata a livello di norma». Prosegue Piazzoni, «bene che la Magistratura abbia ribadito con veemenza questo principio, aumentando perfino l'indennizzo dovuto alla parte lesa - soddisfatto che la sentenza sia giunta - nell'importante giornata di mobilitazione delle donne». Oggi una donna, «lesbica e lavoratrice, ha vinto la sua battaglia contro un'istituzione che con violenza voleva normare il suo privato, le sue relazioni e la sua sessualità - ha concluso il segretario dell'Arcigay - non può che essere una bellissima notizia».


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