Se usata per aggredire qualcuno anche la padella è considerata un'arma impropria e fa scattare l'aggravante ex art. 585 c.p.

di Marina Crisafi - Anche una semplice stoviglia, come una padella, usata in casa per cucinare si può trasformare in un'arma. Soprattutto se, sopraffatti dall'ira, viene tirata in testa al proprio marito o viceversa alla propria moglie! Il rischio infatti è una condanna penale per lesioni personali aggravate. È quanto è capitato ad un uomo, recentemente condannato per tale reato dal tribunale di Ferrara (sentenza n. 1352/2016), per avere colpito la moglie al volto con la padella durante un litigio. A nulla è valso il ritiro successivo della querela da parte della donna, perché, l'uso dell'arma, anche se impropria, fa scattare l'aggravante e la procedibilità d'ufficio.

Sussiste, infatti, la circostanza aggravante ex art. 585 c.p., come affermato più volte dalla Cassazione (cfr. sentenza n. 10173/2011), quando il reato di cui all'art. 582 del codice penale, sia commesso con armi, sia pure improprie. E tra queste rientrano "tutti quegli strumenti, ancorchè non da punta o da taglio, che in particolari circostanze di tempo e di luogo possono essere utilizzati per l'offesa alla persona" (cfr. sentenza n. 10173/2011). Come una padella appunto, che se usata in un contesto aggressivo diventa strumento "atto ad offendere" ai fini dell'applicazione dell'aggravante "in quanto quel che rileva al riguardo non è la forma dell'oggetto utilizzato per offendere, ma la destinazione funzionale ad esso" (cfr. Cass. n. 28622/2008).


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